Dalla fine del conflitto russo-georgiano del 2008, le regioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, formalmente appartenenti alla Georgia, sono sotto il controllo di due governi indipendentisti sostenuti e riconosciuti dalla Russia.

Il confine tra la Georgia e l’Ossezia del Sud è segnato da una lunga barriera di filo spinato che avanza continuamente in territorio georgiano e oltre la quale aumenta sempre di più la presenza militare russa. Una “zona grigia” dove i circa diecimila residenti non si sentono più al sicuro.

Intanto la situazione politica del paese si è fatta più difficile: con l’avvicinarsi delle elezioni di ottobre, le pressioni di Mosca sono aumentate. E dopo la contestata approvazione da parte del parlamento georgiano della cosiddetta legge sugli agenti stranieri, migliaia di persone sono scese in piazza per denunciare un testo che avvicina il paese caucasico alla Russia e lo allontana dall’Unione europea.

Il reportage di Davide Lemmi, Teresa Di Mauro e Nina Vaxanski.

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Un conflitto lungo trent’anni

La Georgia è diventata indipendente nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Negli anni successivi ha combattuto due guerre contro le autoproclamate repubbliche dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, territori secessionisti sostenuti dalla Russia. Alla fine dei conflitti, le due regioni sono diventate indipendenti di fatto, anche se formalmente fanno ancora parte della Georgia.

Nel 2004 il nuovo presidente georgiano Mikheïl Saakashvili ha riportato al centro della politica nazionale il recupero dei due territori, causando un aumento delle tensioni con i separatisti. Nell’agosto del 2008 i miliziani dell’Ossezia del Sud hanno infranto l’accordo di cessate il fuoco del 1992. La conseguente azione militare della Georgia ha innescato la reazione della Russia, che ha attaccato varie città georgiane, occupando temporaneamente alcune aree del paese. Dopo il cessate il fuoco, Mosca si è ritirata dal resto della Georgia e ha riconosciuto l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, dove da allora mantiene anche una forte presenza militare.


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