In questi giorni tutti parlano di bitcoin. “Si sono pronunciati il primo ministro sudcoreano, il futuro presidente della Federal reserve (Fed, la banca centrale statunitense), Jerome Powell, molti studiosi e banchieri centrali e l’amministratore delegato della JP Morgan, Jamie Dimon”, scrive il Washington Post. “È intervenuta anche la cantante Katy Perry, che postando una foto su Instagram ha chiesto cosa pensa di bitcoin al guru della finanza Warren Buffett”.
Molti, in particolare, guardano all’andamento del valore di un bitcoin in dollari, perché hanno investito dei risparmi nella moneta digitale creata dal misterioso Satoshi Nakamoto o perché intendono farlo al più presto per approfittare della sua straordinaria ascesa. Il 29 novembre un bitcoin ha raggiunto il valore record di undicimila dollari, prima di scendere bruscamente a novemila dollari il giorno successivo. A ottobre, comunque, valeva cinquemila dollari e all’inizio del 2017 circa mille dollari: quest’anno in sostanza bitcoin ha registrato una straordinaria crescita di quasi il 1.000 per cento. Secondo gli esperti ci sono i segni inequivocabili di una bolla che sta per esplodere.
Gran parte degli investitori non ha alcuna intenzione di usare i bitcoin e spesso non sa neanche cosa sono
Bitcoin è più precisamente una criptomoneta, perché è un mezzo di pagamento digitale che non è garantito da alcuna banca centrale, come il denaro tradizionale, né si appoggia all’intermediazione delle banche o di altri istituti finanziari. Bitcoin e altre criptomonete che si basano sulla stessa tecnologia, la blockchain, saltano completamente il sistema finanziario tradizionale e garantiscono l’anonimato come i soldi contanti.
Le criptomonete hanno per il momento un uso estremamente limitato nel mondo reale, anche se sempre più aziende cominciano ad accettare pagamenti in bitcoin e di recente la Chicago mercantile exchange, una delle più importanti borse del mondo, ha annunciato che presto lancerà dei titoli derivati legati alla moneta di Nakamoto. In ogni caso da quando sono comparse, nel 2009, le criptomonete hanno fatto spesso notizia perché hanno permesso la gestione di attività illegali o l’uscita di capitali da paesi che controllano rigidamente i flussi di denaro.
Il banchiere Jamie Dimon, infatti, ha liquidato bitcoin come “una frode destinata a esplodere che è stata utile solo a trafficanti di droga, assassini e criminali o a gente che vive in posti come la Corea del Nord”.
Una scommessa virtuale
Allora perché molti hanno investito i loro risparmi in bitcoin quest’anno? Gran parte di queste persone non ha alcuna intenzione di usare i bitcoin e spesso non sa neanche cos’è una criptomoneta. Semplicemente li compra scommettendo che il loro valore salga abbastanza da permettergli un guadagno sostanzioso.
Il Wall Street Journal fa l’esempio di Rita Scott, un’anziana signora di Las Vegas che a metà novembre è stata convinta dal nipote a investire poche centinaia di dollari nell’acquisto di una frazione di un bitcoin. “Pensavo si trattasse di una moneta enorme”, ha raccontato Rita Scott al quotidiano finanziario. “Non sapevo neanche cosa fosse. Un pezzo di moneta? Perché mai dovevo investire in un pezzo di moneta?”. Con il tempo però la signora si è appassionata e ha cominciato a controllare l’andamento di bitcoin più volte al giorno, “perfino mentre giocavo a poker in uno dei casino della città”. Così giorni fa, quando la criptomoneta stava per raggiungere la soglia dei diecimila dollari, il nipote ha venduto la frazione di bitcoin e la signora Scott ha scoperto di aver realizzato un guadagno del 45 per cento.
John Icahn, un famoso investitore di Wall street, ha dichiarato che tutta questa frenesia intorno a bitcoin gli ricorda la celebre bolla dei terreni agricoli del Mississippi scoppiata nel settecento, quando lo spregiudicato finanziere inglese John Law, per conto del re di Francia, riuscì a realizzare una speculazione che ebbe conseguenze disastrose.
Nel caso di bitcoin e delle altre criptomonete, spiega la Neue Zürcher Zeitung, l’esplosione della bolla danneggerà un bel po’ di persone ma, dato lo scarso legame con l’economia reale e le dimensioni relativamente piccole del settore, non dovrebbe provocare disastri epocali. Dopo la probabile esplosione, osserva il quotidiano svizzero, resteranno intatte le grandi potenzialità della blockchain, la tecnologia alla base delle criptomonete, che “potrebbe rivoluzionare le transazioni finanziarie e il trasferimento delle merci. Altre criptomonete potrebbero prendere il posto di bitcoin ed essere usate diffusamente, non solo per realizzare speculazioni finanziarie. La condizione perché avvenga questo è che abbiano un valore più stabile”.
Finora le criptomonete sono rimaste in un mondo parallelo rispetto al sistema ufficiale. Ma molte istituzioni finanziarie guardano con interesse alla blockchain e vogliono creare strumenti che abbattano la barriera tra i due mondi. L’annuncio della borsa di Chicago, ha scritto il Financial Times, potrebbe essere un primo segnale della “civilizzazione del selvaggio west rappresentato da bitcoin”.
Ma c’è già un paese che sembra molto avanti su questa strada: la Svezia, dove l’uso del denaro contante è in calo da anni. Da tempo la banca centrale del paese scandinavo sta sperimentando la e-krona, una moneta digitale e non una criptomoneta, perché si basa sulla blockchain come bitcoin ma è emessa dall’istituto e garantita dal governo. Nelle intenzioni della banca centrale l’e-krona dovrebbe garantire a tutti uno strumento interamente digitale sicuro e stabile che funzioni come mezzo di pagamento, unità di conto e riserva di valore, proprio come le monete tradizionali.
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