Il 29 novembre il ministero per la protezione ambientale cinese ha lanciato l’allarme: il nord del paese soffoca nella morsa asfissiante del peggiore inquinamento atmosferico dell’anno. La cappa di smog ha raggiunto un’area di 530mila chilometri quadrati, coprendo le principali città della regione tra cui Pechino, dove i parametri dell’aria hanno superato di 22 volte i limiti ammessi a livello internazionale proprio nell’imminenza dell’apertura della conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici.
Nella capitale cinese la concentrazione dei particolati – più sottili e potenzialmente letali, in quando finiscono per incastonarsi negli alveoli polmonari – ha superato i 560 microgrammi per metro cubo, ben oltre il massimo raccomandato di 25 microgrammi. Anche nell’adiacente provincia di Hebei i livelli hanno superato quota 500, oltre venti volte i limiti fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Decine di stazioni autostradali hanno dovuto impedire l’accesso nella provincia di Shandong dato che la visibilità si era ridotta a meno di 200 metri.
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