Grüne Linie, linea verde, è il nome che l’esercito tedesco aveva dato alla linea gotica, il sistema di fortificazioni creato durante la seconda guerra mondiale lungo l’Appennino per frenare l’avanzata dell’esercito alleato verso nord. Era la linea della guerra che divideva l’Italia in due: a nord i tedeschi e a sud gli alleati.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, le formazioni partigiane si raccolgono nei boschi dell’Appennino per organizzare la Resistenza e sostenere le forze alleate.
L’area si rivela un fronte difensivo naturale, che viene irrobustito con massi, legna e fossati.
Seguendo quei sentieri, il fotografo Giancarlo Barzagli è andato alla ricerca dei segni della memoria, concentrandosi su una piccola valle dell’Appennino toscoromagnolo.
“Per chi, come me, è cresciuto in questi boschi, la memoria del conflitto è stata dapprima l’inconsapevole sfondo dell’infanzia, quando costruivamo fortini nelle vecchie trincee ed esploravamo i ruderi delle case coloniche come castelli in rovina. Poi, con gli anni, i racconti, i residui bellici, le grotte, hanno acquisito un significato più profondo”, spiega Barzagli.
“Questo, insieme alla consapevolezza della volatilità della memoria, custodita per lo più nel racconto orale dei pochi testimoni ancora in vita, ha generato l’urgenza di documentare ciò che si nasconde nei boschi che oggi ricoprono la montagna”.
Grüne Linie diventerà un libro fotografico accompagnato da un racconto inedito di Wu Ming 2 e da una mappa con itinerari tematici.
Qui la campagna di crowdfunding lanciata dal fotografo per raccogliere fondi.
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