Ghella è la più antica azienda italiana di infrastrutture, specializzata in scavi sotterranei. Fondata nel 1867 da Adolfo Ghella, ha cantieri in tutto il mondo. Nella sua lunga storia, l’azienda ha sempre ritenuto fondamentale la documentazione visiva delle sue opere. Ma per uscire da una rappresentazione ufficiale e stereotipata, tra il 2019 e il 2020 ha scelto un curatore, Alessandro Dandini de Sylva, che affidasse a dei fotografi il racconto di alcuni cantieri, senza intervenire sullo stile e sulla visione di ogni autore.
Ne è nato così il progetto, e la mostra al Maxxi di Roma, Di roccia, fuochi e avventure sotterranee, che presenta i lavori di cinque fotografi italiani realizzati tra Europa, oriente e Oceania: Marina Caneve, Alessandro Imbriaco, Fabio Barile, Andrea Botto e Francesco Neri. L’obiettivo era quello di coniugare la visione di un’azienda con la ricerca artistica: “Le campagne fotografiche che formano questa raccolta rappresentano una risorsa preziosa perché non solo documentano la realizzazione di grandi progetti di ingegneria combinando sapientemente rappresentazione e sperimentazione, ma tracciano anche la direzione delle future trasformazioni delle città e del paesaggio nel ventunesimo secolo” afferma Dandini de Sylva.
Fabio Barile è stato in Norvegia, nel tunnel ferroviario della Follo Line, l’alta velocità che collegherà Oslo a Ski. Barile parte dallo studio della geologia per rappresentare il tempo attraverso le forme del paesaggio. Per il fotografo, il paesaggio è un sistema dinamico, stratificato e per rendere questa visione discontinua e raccontare la Follo Line ha accostato elementi naturali e artificiali, apparentemente distanti ma connessi in questo sistema in continua evoluzione.
Marina Caneve è stata ad Atene per il prolungamento della linea 3 della metropolitana, da Haidari, alla periferia residenziale occidentale, fino al porto del Pireo. La fotografa si è lasciata ispirare dalla storia del luogo e ha seguito le tracce del cantiere soffermandosi sulla città preesistente, che si manifesta nei ritrovamenti archeologici e si sovrappone alla densa urbanizzazione dell’Atene contemporanea.
Andrea Botto è stato sotto il passo del Brennero, dove si sta costruendo il tunnel dell’alta velocità tra Verona e Innsbruck. Da sempre interessato agli esplosivi, Botto realizza una serie di tentativi tecnici e formali per realizzare l’immagine di una volata in galleria, cioè il processo che porta all’esplosione di pareti rocciose.
Francesco Neri è andato a Hanoi, in Vietnam, per seguire i lavori della nuova metropolitana. In una città estesa su un terreno alluvionale e che ospita più di otto milioni di abitanti, il fotografo riflette sull’impatto di una costruzione del genere, mettendo al centro la figura umana come misura di una grande opera nella fase intermedia del cantiere.
Alessandro Imbriaco ha documentato lo sviluppo della rete metropolitana di Sydney. Il fotografo è rimasto suggestionato dalla sua prima visita alla caverna di Victoria Cross, dove il cantiere gli appare come il luogo di nascita di una civiltà aliena. Pensando alle continue missioni di esplorazione su Marte raccontate da Ray Bradbury in Cronache marziane, ha deciso di muoversi in questo spazio straniante come se fosse un territorio abbandonato, in cui ricercare le tracce di chi lo ha abitato in passato.
Di roccia, fuochi e avventure sotterranee sarà aperta fino al 14 novembre, nello Spazio Extra del Maxxi di Roma.
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