Laia Abril è una fotografa e ricercatrice catalana che da anni si interroga sulle forme di misoginia passate e presenti. L’artista ha indagato questo atteggiamento di avversione nei confronti della donna attraverso A history of misoginy, un progetto ambizioso, organizzato in capitoli, in cui analizza questioni come l’aborto, lo stupro, le mestruazioni e i femminicidi. L’ultimo atto di questa ricostruzione, il capitolo “genesi”, è dedicato all’isteria di massa ed è ora in mostra a Parigi negli spazi di Le Bal, fino al 18 maggio.

“Nel 2016, mentre facevo ricerche sui miti delle mestruazioni in Nepal”, racconta Abril, “mi sono imbattuta in un articolo del 2003 intitolato Le ragazze soffrono di isteria di massa in una scuola del Nepal. Descriveva gli svenimenti di decine di studentesse senza causa biologica, attribuiti alla presenza di soli insegnanti uomini. Incuriosita da questo fenomeno di isteria di gruppo, ho scoperto centinaia di casi simili in tutto il mondo, documentati fin dal medioevo. Spesso definiti ‘possessioni’ o ‘malattia misteriosa’”, continua l’artista, “si riferivano a malattie psicogene di massa’: epidemie che comportano una rapida diffusione inconscia di sintomi all’interno di gruppi affiatati, che colpiscono prevalentemente ragazze adolescenti e donne sottoposte a uno stress psicosociale estremo”.

La fotografa che racconta la violenza dell’aborto clandestino
On abortion, della fotografa Laia Abril, è uno studio sulle migliaia di donne che ancora oggi nel mondo non possono interrompere una gravidanza in maniera legale e di come, molte di loro, siano costrette a ricorrere a metodi non solo clandestini, ma spesso così pericolosi da rischiare la vita.

L’etimologia stessa del termine rimanda al greco “hysteron”, che significa “utero”, suggerendo una presunta connessione esclusiva del fenomeno con il sesso femminile. On mass hysteria raccoglie tutti gli elementi che caratterizzano la pratica di Abril: fotografie, materiali d’archivio, articoli e studi che la aiutano a tradurre visivamente credenze e miti su una condizione psichica nevrotica spesso oscura. Attraverso le sue ricerche, l’artista mostra come questi fenomeni avvengano soprattutto nelle comunità di giovani donne soggette a gravi forme di stress o di oppressione, e che manifestano sintomi collettivi non riconducibili a cause fisiologiche, come svenimenti, tremori, stati di trance e risate incontrollabili.

La mostra si concentra su tre casi specifici: il primo avvenuto nel 2007 a Chalco, in Messico, con la diffusione di paralisi alle gambe in un collegio femminile cattolico; il secondo in Cambogia tra il 2012 e il 2022, con un’epidemia di svenimenti tra lavoratrici delle fabbriche tessili; il terzo nel 2012 a Le Roy, nello stato di New York, con la diffusione di tic in una scuola superiore.
Per comprendere le origini di queste crisi, la fotografa si è affidata ad antropologi, sociologi, neurologi e psichiatri, abbracciando le teorie antropologiche che vedono in queste reazioni psicosomatiche forme di resistenza messe in atto dalle donne contro sistemi oppressivi o esperienze di trauma intergenerazionale.
Ripercorrendo e analizzando criticamente gli episodi, Laia Abril dà voce alle donne coinvolte attraverso testimonianze e immagini che rievocano le loro esperienze.

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