La prima volta che Olivo Barbieri arriva in Cina è il 1989, le proteste di piazza Tiananmen sono in corso. Si ritrova, casualmente, nel mezzo di una svolta epocale e da allora torna regolarmente nel paese asiatico. In trent’anni di esplorazioni ha osservato e registrato i cambiamenti che hanno investito ogni aspetto della società cinese.
Il suo sguardo è legato in particolare al paesaggio, con uno stile però coltivato all’interno di una scuola informale che vuole decostruire la rappresentazione di ciò che ci circonda. Nato a Carpi nel 1954, Barbieri è tra i fotografi più giovani a partecipare al progetto, trainato da Luigi Ghirri, che sfocia nella pubblicazione di Viaggio in Italia, nel 1984. La sua crescita come artista avviene tra i confronti con quella generazione di fotografi e critici che sperimentano e riflettono su modi nuovi di guardare.
Attratto dalle scene notturne e dalle luci artificiali, è in Cina che comincia usare la tecnica del fuoco selettivo, con cui sceglie un unico punto preciso dell’immagine da mettere a fuoco, lasciando il resto sfocato. Barbieri vuole fermamente andare contro all’idea che la fotografia sia la rappresentazione della realtà e così adotta un metodo che suggerisce subito un’interpretazione di ciò che stiamo guardando. In una recente intervista su Linkiesta racconta che “Volevo trovare un modo per indicare all’interno dell’immagine dove fosse l’inizio di lettura, come in una pagina scritta. Il fuoco selettivo diventa un dispositivo filosofico per rileggere la forma della città contemporanea”.
Con la serie di scatti dall’alto Site specific, realizzati a bordo di un elicottero, il fotografo amplia il discorso, lasciando che le sue vedute di grandi metropoli somiglino a dei plastici, a modelli del reale. Per Barbieri questi sono modi per prendere le distanze e vedere meglio i rapporti tra i colori e tra gli oggetti ma soprattutto comprendere le forme e i cambiamenti delle città.
I viaggi in Cina del fotografo sono il quarto capitolo del progetto La grande fotografia italiana, curato da Roberto Koch per le Gallerie d’Italia e che ha già raccontato Lisetta Carmi, Mimmo Jodice e Antonio Biasiucci. L’allestimento dedicato a Barbieri, ideato da Corrado Benigni, include più di 150 opere che saranno in mostra a Torino dal 20 febbraio al 7 settembre.
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