Pochi gruppi riescono ad arrivare al quattordicesimo album, e ancora meno riescono ad arrivarci senza diventare delle parodie di loro stessi. È per questo che Showtunes, il quattordicesimo album dei Lambchop, è così notevole: un disco inquieto, denso, audace e genuinamente sperimentale che, pur suonando come il gruppo ha sempre suonato, reimpiega la loro personalità e intelligenza in modi assolutamente nuovi. In mani meno esperte un esperimento del genere sarebbe stato un caos: tra arrangiamenti dissonanti e influenze le più disparate che si sovrappongono disordinatamente. Fuku, al centro del disco, mescola batterie elettroniche borbottanti a microcampionamenti della voce del cantante, Kurt Wagner, in una sorta di valzer country che diventa lounge-jazz da cocktail con il sottofondo, bassissimo, del sibilo continuo di un synth. Tutto con il piglio sicuro di un artista della giustapposizione, con quella sicurezza investigativa che fa la differenza tra una tela di Jackson Pollock e i pasticci di un bambino con la pittura. Con una carriera trentennale alle spalle i Lambchop dimostrano, con questo trionfo di sperimentazione, che non hanno nessuna intenzione di giocare in difesa.
Sam Walton,
Loud and Quiet
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Questo articolo è uscito sul numero 1411 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati