Klebher Vasquez, Anadolu Agency/Getty

Il 6 giugno i peruviani sono andati alle urne per eleggere al ballottaggio il presidente della repubblica, mentre il paese è nel pieno della crisi sanitaria per il covid-19 e della recessione economica. La scelta era tra Keiko Fujimori, del partito di destra Fuerza popular e figlia dell’ex dittatore Alberto, e Pedro Castillo, un maestro rurale di sinistra con idee conservatrici sui temi etici. L’8 giugno, con il 99 per cento circa dei voti scrutinati, Pedro Castillo ( nella foto ) si è proclamato vincitore: con il 50,2 per cento delle preferenze ha un vantaggio di circa 70mila voti sull’avversaria. Parlando dalla sede del suo partito a Lima, Castillo ha annunciato che “il popolo ha parlato”. “La speranza che il secondo turno delle elezioni avrebbe messo fine all’incertezza politica degli ultimi cinque anni è sfumata con il testa a testa tra i due candidati e con le accuse di brogli lanciate da Keiko Fujimori senza nessuna prova”, scrive El Espectador. In un editoriale intitolato “La pietra dei brogli è stata scagliata” il quotidiano **La República ** critica la strategia irresponsabile di Fujimori: “Bisogna mantenere la calma e tranquillizzare le piazze dell’interno del paese, che sono in ebollizione, stanche e sfiduciate dalla politica”. Tutti gli osservatori internazionali che hanno controllato lo svolgimento del voto hanno ribadito che non ci sono state irregolarità.

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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati