La marcia dei taliban attraverso il nord dell’Afghanistan ha preso ulteriore slancio nei giorni scorsi con la conquista di vari distretti, sottratti all’esercito afgano in fuga. Secondo quanto riferito dalle autorità del vicino Tagikistan, più di mille soldati hanno varcato la frontiera dalla provincia afgana del Badakhsahn, mentre i combattenti taliban si avvicinavano al confine. Le autorità di Dushanbe hanno permesso alle forze afgane in fuga di entrare e si stanno preparando all’arrivo di profughi nelle prossime settimane.

Dalla metà di aprile, quando il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato la fine della “guerra infinita” in Afghanistan, i taliban hanno guadagnato terreno in tutto il paese.

Ma le conquiste più significative le hanno fatte nella metà settentrionale, roccaforte tradizionale degli alleati degli Stati Uniti, che contribuirono alla sconfitta dei taliban nel 2001.

Oggi i taliban controllano ormai circa un terzo dei 421 distretti e centri distrettuali dell’Afghanistan. Sono riusciti ad avanzare nella provincia del Badakhsahn, nel nordest del paese, quasi senza dover combattere, riferisce Mohib-ul Rahman, un membro del consiglio provinciale che attribuisce i successi dei taliban al basso morale delle truppe, in inferiorità numerica e mal equipaggiate.

Rahman spiega che nel giro di tre giorni dieci distretti sono caduti nelle mani dei taliban, otto dei quali senza combattimenti. Centinaia di soldati, poliziotti e agenti dell’intelligence afgani hanno abbandonato i loro avamposti militari e sono fuggiti verso Faizabad, il capoluogo della provincia del Badakhsahn.

Anche la mattina del 4 luglio, mentre era in corso una riunione per pianificare il rafforzamento del perimetro di sicurezza intorno a Faizabad, alcuni ufficiali provinciali di grado elevato hanno lasciato la città per rifugiarsi a Kabul. Per sostenere le forze afgane assediate, alla fine di giugno il governo afgano ha richiamato le milizie di volontari, note per la loro violenza brutale, ma secondo Rahman molti dei combattenti nei distretti del Badakhshan si sono battuti con scarsa convinzione. Dopo feroci scontri con le forze governative, i taliban hanno preso anche il distretto di Panjwai, un luogo chiave nella provincia di Kandahar, la loro ex roccaforte.

Appena due giorni prima le forze statunitensi e della Nato avevano lasciato la base aerea di Bagram, vicino a Kabul, da dove per vent’anni hanno condotto le operazioni contro i taliban e Al Qaeda. Negli anni, taliban ed esercito afgano si sono scontrati regolarmente a Panjwai e dintorni.

Indennità per chi si arrende

La provincia di Kandahar è il luogo di nascita dei taliban, che hanno governato l’Afghanistan fino al 2001. “Hanno occupato il quartier generale della polizia del distretto e l’edificio dell’ufficio del governatore”, dice il governatore del Panjwai, Hasti Mohammad. Il capo del consiglio provinciale di Kandahar, Sayed Jan Khakriwal, ha confermato la caduta del distretto di Panjwai ma ha anche accusato le forze governative di “essersi ritirate intenzionalmente”.

Da sapere
Cambio della guardia

◆ Le truppe occidentali stanno completando il ritiro dall’Afghanistan e il 2 luglio gli ultimi soldati hanno lasciato la base aerea di Bagram, per vent’anni centro delle operazioni contro i taliban e Al Qaeda. Il 6 luglio il generale Asadullah Kohistani, nuovo comandante della base, ha rivelato alla Bbc che le truppe statunitensi se ne sono andate di notte, senza avvisare i militari afgani, che l’hanno scoperto solo qualche ora dopo. Nella base c’è anche una prigione, dove si trovano circa cinquemila taliban.

Gli Stati Uniti dovrebbero mantenere nel paese circa 650 soldati per proteggere l’ambasciata di Kabul, ma se rimarranno oltre l’11 settembre – data ufficiale della fine del ritiro occidentale – per i taliban sarà una violazione dell’accordo firmato con Wash­ington.

◆ Il 6 luglio il portavoce dei taliban Zabihullah Mujahid ha riferito che in agosto il gruppo presenterà al governo di Kabul una proposta di pace scritta, scrive Al Jazeera. Mentre gli statunitensi e la Nato abbandonavano Bagram, a Doha, in Qatar, i taliban riprendevano i colloqui con i delegati del governo afgano. “Anche se sul terreno siamo in vantaggio, abbiamo intenzione di dialogare”, ha detto Mujahid.

◆Secondo gli esperti dell’Afghanistan analysts network, la rapida avanzata dei taliban nei distretti settentrionali potrebbe essere una mossa preventiva per non dare tempo ai leader dell’ex Alleanza del nord, che negli anni novanta appoggiò la Nato, di riorganizzare un’opposizione in sostegno delle forze governative.


Le aree controllate dai taliban nel nord sono sempre più strategiche, e si estendono lungo il confine con gli stati dell’Asia centrale. A giugno i taliban hanno conquistato Imam Sahib, una città nella provincia di Kunduz, di fronte all’Uzbekistan, prendendo così il controllo di una rotta commerciale chiave.

Il 3 luglio il ministero dell’interno afgano ha dichiarato che le sconfitte sono temporanee, senza però spiegare come pensa di riprendere il controllo delle aree perdute.

Il portavoce dei taliban, Zabihullah Mujahid, ha confermato la caduta dei distretti e ha ribadito che la maggior parte è stata presa senza combattere. In precedenti casi di resa, i taliban avevano mostrato dei filmati in cui dei soldati afgani ritiravano un’indennità per le spese di trasporto e tornavano alle loro case. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati