
Quando Nicolás Jaar e Dave Harrington suonano insieme sembra di assistere a un rituale o alla traduzione di alcuni messaggi arrivati da un’altra dimensione. L’album di debutto dei Darkside, Psychic, era un disco di culto psichedelico che fondeva l’elettronica con il rock. Il secondo disco, Spiral, mostra che la loro connessione mentale è più forte che mai, con altre nove canzoni ardenti. Ascoltandolo si percepisce quella sensazione di essere fuori dal tempo tipica dei lavori di Jaar. Non sai mai se sei in buone mani o no, e la voce lontana di Jaar offre poco conforto. Ogni canzone è carica di suoni interessanti, ma è come se il duo non sapesse cosa farne: troppi brani vacillano proprio quando ti aspetteresti l’esplosione. Dal punto di vista della bravura tecnica, ogni canzone di Spiral è una meraviglia, anche se nel complesso sembra di essere di fronte a un’occasione mancata. La struttura a spirale dei brani è il problema più grande, dal momento che il duo sceglie di ripiegarsi su se stesso ancora e ancora, fermandosi a un passo dalla grandezza.
Emeka Okonkwo,
Resident Advisor
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Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati