Nel nuovo romanzo di Ann Patchett il magnate immobiliare Cyril Conroy stupisce sua moglie Elna con la villa che ha comprato nella periferia di Fila­delfia. Tuttavia questa ratifica della loro ascesa sociale ha un effetto particolare su Elna, che intimorita dalla grandezza si trasforma in un fantasma. Molto più tardi Danny, il protagonista, apprende dalla sorella maggiore Maeve come questo cambiamento nelle condizioni dei loro genitori nel 1946 abbia accelerato la fine del loro matrimonio. L’immensa villa al centro del romanzo è chiamata la Casa olandese dalla gente del posto a causa della provenienza dei suoi proprietari originari. E la casa, un po’ come l’America stessa, nasconde storie torbide e complicate dietro la facciata gloriosa. Maeve racconta che la madre era innervosita dagli oggetti abbandonati dai precedenti proprietari, la dinastia Van Hoebeek, i cui ritratti a grandezza naturale “severi e poco carini” adornavano il salotto. La tata assunta dai Conroy dopo il loro trasloco racconta come l’altezzosa rispettabilità di questi ritratti sia stata smentita dalla bancarotta e dalla tragedia. Il malinconico realismo con cui Patchett mette in evidenza il potenziale irrealizzato dei suoi personaggi sembra ben poco americano, ma la sua narrazione è mitigata da momenti di riconciliazione. Sia la vittoria sia la sconfitta alla fine si riducono a niente. Benjamin Evans, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 89. Compra questo numero | Abbonati