Da quando è scoppiata la pandemia, in tutta l’Asia l’industria del carbone, il combustibile fossile più inquinante, “è caduta in disgrazia”, scrive la Mekong Review. La domanda è calata, la costruzione di nuovi impianti è stata cancellata e un numero senza precedenti di banche e altri grandi investitori ha annunciato forti tagli o la fine dei finanziamenti a progetti legati all’industria del carbone in altri paesi. La decisione di Cina, Corea del Sud e Giappone di decarbonizzare le loro economie è stata un “punto di svolta”, commenta la rivista. Ovviamente la regione deve fare ancora molti passi per arrivare a un’economia pulita e sostenibile. Per esempio nel sudest asiatico, soprattutto in Indonesia, diverse centrali a carbone sono in costruzione; inoltre molti paesi sostituiscono il carbone con il gas, la cui estrazione è molto inquinante. In ogni caso, conclude il giornale, una situazione in cui si fanno “due passi avanti e uno indietro è meglio di quanto molti potessero prevedere e un barlume di speranza”. Ma il declino del carbone non ferma la crescita delle emissioni, e questo “dimostra quanto sia grave la crisi climatica”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati