Manic Street Preachers - alex lake
Manic Street Preachers (alex lake)

Rassegnazione e rivoluzione, disperazione e ribellione. Per i Manic Street Preachers l’attrito fra questi estremi è da sempre una scintilla propulsiva. Dall’ultimo Resistance is futile sono passati tre anni di lutti familiari, covid-19, con il fallimento dei Tory e l’arrivo della mezza età. Così il loro ultimo lavoro ha come obiettivo una missione generosa: nella sua profonda malinconia svetta per i colori pop, grandiosi, anzi, ultra vividi. Se il mondo ci offre pochi motivi per entusiasmarci, la band gallese vuole galvanizzarci con grandi canzoni pop ispirate dai Clash, da Lodger di Bowie, Echo & The Bunnymen e i Simple Minds. Ma, nonostante i riferimenti, i Manic sanno essere solo loro stessi e da questa risorsa costante rilasciano una potenza da scoprire traccia dopo traccia. The ultra vivid lament è ricco come non mai, con le chitarre luminescenti della serena e stoica Diapause o l’interludio vocale di Into the waves of love, dove riecheggiano i R.E.M. In Blank diary entry Mark Lanegan duetta splendidamente con James Dean Bradfield, portando un peso che solo lui può offrire. Anche se il gruppo non abbandona mai le sue battaglie, sa illuminarle con un’acutezza che non vacilla mai. E se dobbiamo finire nell’abisso, perché non sceglierci i Manic Street Preachers come compagni di viaggio?

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Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati