Spesso l’Italia è stata un laboratorio che ha anticipato alcuni dei fenomeni politici degli ultimi decenni. Le elezioni del 25 settembre minacciano di nuovo di portare inquietanti novità. Il 30 settembre Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo (Ppe), è arrivato a Roma per incontrare Silvio Berlusconi e Antonio Tajani, rispettivamente il fondatore e il coordinatore di Forza Italia. La sua visita puntava a rafforzare il partito italiano più importante tra quelli che fanno parte del Ppe. Forza Italia oggi è un partito in decomposizione, diventato il socio di minoranza della coalizione di destra e di estrema destra (con la Lega e Fratelli d’Italia) che aspira a governare il paese. La riunione si è trasformata in un atto di legittimazione da parte del Ppe. Questo precedente apre la strada a un’ondata nazionalpopulista che non lascia presagire niente di buono per il centrodestra e la destra moderata europea.

Poca memoria

Il presidente del Ppe si è limitato a rispondere alle domande dei giornalisti affermando che, nel programma politico della coalizione, non vede gravi contraddizioni con la sua idea di Europa. Uno sdoganamento che omette alcuni particolari: Weber dimentica le tensioni con Bruxelles del governo formato nel 2018 dalla Lega e dal Movimento 5 stelle, la chiusura dei porti italiani alle navi cariche di migranti soccorsi nel Mediterraneo, le sfide sul deficit di bilancio o i proclami di Matteo Salvini contro l’Europa e a favore di Vladimir Putin. Il presidente del Ppe forse non ricorda neanche che Fratelli d’Italia (che in Europa è nello stesso gruppo parlamentare di Vox, il partito spagnolo di estrema destra) mette in discussione il diritto all’aborto ed è apertamente ostile nei confronti della comunità lgbt.

Così facendo il tedesco Manfred Weber spezza la linea europea che prevedeva d’isolare l’estrema destra. Un isolamento voluto e ottenuto per anni dalla ex cancelliera tedesca Angela Merkel nei confronti di Alternative für Deutschland (il partito che a Bruxelles è nello stesso gruppo parlamentare della Lega).

La normalizzazione in Italia di questo schieramento politico, in Europa è considerata un’anomalia che potrebbe essere cruciale alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. L’Italia non ha mai previsto nessun tipo di cordone sanitario, e i mezzi di comunicazione hanno accettato senza problemi la presenza di tali forze politiche in parlamento. Alcune di queste formazioni sono da anni nelle istituzioni e governano nella maggioranza delle regioni del paese.

Il fenomeno ha radici profonde, che precedono di gran lunga la visita di Weber a Roma. Silvio Berlusconi fu il grande padrino di questo processo, alla fine degli anni novanta: aveva bisogno di consolidare la sua posizione elettorale davanti alla sinistra (come ora deve fare il Ppe), e coinvolse l’allora Lega nord (un partito federalista e regionale) e Alleanza nazionale (predecessore dell’attuale Fratelli d’Italia ed erede del Movimento sociale italiano) nella coalizione di partiti che chiamò Popolo delle libertà. Una precoce Giorgia Meloni fu ministra delle politiche per la gioventù (in un periodo in cui la disoccupazione giovanile aumentò moltissimo) e, dentro le istituzioni, la Lega cominciò la sua trasformazione radicale. Berlusconi ha sempre considerato entrambi i partiti due comparse folcloristiche funzionali ai suoi interessi. Ma oggi la Lega e Fratelli d’Italia l’hanno divorato, trasformando il ramo del Ppe in Italia in un partito marginale che lotta per la sopravvivenza mentre in cambio gli offre la legittimazione europea. ◆ fr

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Questo articolo è uscito sul numero 1477 di Internazionale, a pagina 38. Compra questo numero | Abbonati