Il primo lungometraggio della finlandese Hanna Bergholm è un bizzarro e ricco body horror sulle disfunzioni familiari, l’immagine che abbiamo di noi stessi e i disturbi alimentari. Prende in prestito molto da altri film, ma c’è anche qualcosa di sfacciatamente unico. Forse esistono dei film in cui la ginnastica artistica non fa da metafora per l’infelicità e l’autolesionismo, ma Hatching non è tra questi. Tinja (Siiri Solalinna) è una giovane timida ginnasta che fa parte di una famiglia apparentemente perfetta. L’orrore comincia quando Tinja ruba l’uovo deposto da un orribile uccello nero. Dall’uovo esce una creatura mostruosa che lei cura come il suo cucciolo segreto. Lentamente il mostro diventa Alli, una specie di Mr. Hyde di Tinja, che deve affrontare un profondo turbamento causato da sua madre e intanto prepararsi per i campionati di ginnastica. Alli è il simbolo del crollo di Tinja, del suo stesso ingresso nel deludente mondo degli adulti. Una storia di formazione elegantemente terrificante.
Peter Bradshaw, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati