L’11 ottobre la prefettura di Tokyo ha istituito un registro per il riconoscimento delle coppie omosessuali che diventerà operativo a partire dal 1 novembre. L’iscrizione è aperta a tutti i cittadini maggiorenni residenti nell’area metropolitana della città, i quali, una volta ottenuto il certificato, avranno la possibilità di vivere insieme al partner negli alloggi di proprietà del comune. Procedure simili sono già operative in altre sedici prefetture, ma secondo gli attivisti l’applicazione dei sistemi di certificazioni nella capitale, dove vive il 10 per cento della popolazione giapponese, è un primo passo importante per la comunità lgbt+ e per le minoranze sessuali nel paese.
“Ma le sfide rimangono”, sottolinea il Tokyo Shimbun. “L’iscrizione nel registro non riconosce alle coppie omosessuali gli stessi diritti che il matrimonio garantisce a quelle etero, per esempio l’accesso ai trattamenti fiscali agevolati riservati ai nuclei familiari o la possibilità di nominare il partner erede legale”. Secondo i sondaggi, da tempo ormai la maggioranza dell’opinione pubblica è favorevole a estendere pieni diritti anche alle coppie omosessuali, “ma il Giappone è molto indietro sul tema, soprattutto rispetto alle altre economie sviluppate. È l’unico paese del G7 a non aver riconosciuto alcun tipo di unione civile”, scrive il Japan Times. “Un fatto dovuto all’ostilità che molti politici conservatori continuano a mostrare verso la comunità lgbt+”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1484 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati