La prima a disperarsi è la ragazzina che per allacciarsi le scarpe ha lasciato la mano del bambino. Quando si è rialzata, lui era già scomparso. La ragazzina ha dieci anni. Si chiama Bess. La neve sommerge il paesaggio e Bess sa che non potrà mai tornare ad affrontare Benedict, l’uomo che le ha affidato il suo bambino, se non lo riporterà indietro sano e salvo. Benedict, a differenza di Bess che viene dalla città, è un uomo dell’Alaska. Siamo nel bel mezzo di Blizzard, il primo romanzo cupo ma luminoso di Marie Vingtras. I personaggi monologano a turno, abbandonandosi a una narrazione che prevede l’ascolto di un terzo invisibile (il lettore). Benedict è accompagnato da un vecchio amico scapolo e ubriaco, Cole. Con le racchette da neve ai piedi, i due avanzano come possono. Il romanzo non si concentra tanto sulla ricerca del bambino quanto sulla scoperta dei tormenti passati dei personaggi, distillando informazioni sempre più inaspettate. Ognuno di loro ha sperimentato il vuoto di un’assenza, a cui fa eco la scomparsa attuale. Al centro della trama c’è la storia del fratello di Benedict, scomparso un giorno senza alcuna spiegazione.
Claire Devarrieux, Libération
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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati