Arooj Aftab, Vijay Iyer e Shahzad Ismaily hanno collaborato per la prima volta in occasione di un concerto a New York nel 2018, con lo scopo di comporre musica sul palco partendo dall’improvvisazione. Tutti e tre i musicisti del resto hanno esperienza nel jazz: Iyer da pianista e leader di una band, Ismaily da collaboratore di artisti come John Zorn e Ben Frost, e Aftab come cantante e compositrice. Il risultato è andato oltre il semplice esperimento: si è creata una sorta di connessione psichica che ha prodotto qualcosa di più spirituale e profondo. Cinque anni dopo il trio ha tradotto quella chimica in uno straordinario album intitolato Love in exile, il loro primo disco come trio. È una raccolta di brani intimi: Iyer suona il piano e i campionatori, Ismaily il basso e il sintetizzatore e Aftab canta in lingua urdu. All’interno del set relativamente ristretto di strumenti a loro disposizione, tuttavia, i tre creano mondi sonori spaziosi e grandiosi. Love in exile è un portale tra jazz e musica ambient, a tratti inquietante (To remain/to return), a tratti più luminoso e sereno (Haseen thi).
Jeff Terich, Treblezine
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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati