Gli effetti dei tagli alla produzione di greggio decisi all’inizio di aprile dall’Arabia Saudita e alcuni stati alleati rischiano di essere vanificati dall’intervento di altri paesi produttori di petrolio, scrive il Wall Street Journal. “L’Iran, la Guyana, la Norvegia, il Kazakistan, il Brasile e la Nigeria stanno aumentando l’estrazione, ampliando la disponibilità di petrolio a livello mondiale” e quindi frenando il rialzo dei prezzi provocato dalla decisione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati. La Nigeria, in particolare, ha registrato un grosso balzo in avanti: negli ultimi sei mesi il paese africano è passato da 350mila a 1,3 milioni di barili di greggio al giorno. Il risultato è stato possibile soprattutto grazie all’impiego di milizie armate per proteggere i giacimenti del Delta del Niger, spesso oggetto di sabotaggi e furti. L’Iran ha aggiunto duecentomila barili al giorno, mentre il Brasile ha registrato un’estrazione record a gennaio dopo aver cominciato a sfruttare un nuovo giacimento al largo delle coste di Rio de Janeiro. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1507 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati