La vittoria nei Paesi Bassi di Geert Wilders e del suo Partito per la libertà è un altro evento che minaccia di cambiare radicalmente l’Unione europea, perché alimenta l’euroscetticismo in vista delle elezioni del 2024. L’ascesa dell’estrema destra si rifletterà sulla composizione del prossimo parlamento europeo e quindi della Commissione europea.
A Bruxelles ci si chiede se la tradizionale coesistenza tra democratici-cristiani e socialdemocratici sarà sostituita da un’alleanza tra il centrodestra e l’estrema destra. Una svolta del genere complicherebbe i futuri accordi sull’ambiente, sull’allargamento dell’Unione e sulla gestione dei flussi migratori, e indebolirebbe i valori dell’Europa.
Al momento non è chiaro se Wilders riuscirà a formare un governo o se i partiti democratici si uniranno per contrastarlo, ma in ogni caso c’è il timore che il “Trump olandese” possa ribadire di voler organizzare un referendum sull’uscita del suo paese dall’Unione.
A prescindere dalle valutazioni di un singolo, esiste una realtà innegabile: una parte crescente di cittadini europei condivide proposte xenofobe ed estremiste, dall’abolizione del diritto di asilo e di libera circolazione per i lavoratori alle politiche contro l’islam, fino al divieto di possedere la doppia cittadinanza e al rifiuto di approvare norme contro la crisi climatica. I partiti che alimentano l’intolleranza sono già al governo in molti paesi: in Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Slovacchia e in futuro forse anche in Francia.
Questa situazione purtroppo è dovuta al fatto che molti elettori europei sono convinti che le istituzioni democratiche non siano in grado di dare una risposta alle loro preoccupazioni: il rischio di recessione, l’inflazione, la fine del periodo di prosperità dopo la seconda guerra mondiale e le incertezze sui progressi tecnologici. Fino a quando i partiti tradizionali non affronteranno queste sfide, gli estremisti di destra avranno gioco facile. ◆ as
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1540 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati