◆ Il 1 dicembre 2023 è finita la tregua tra Israele e Hamas che era entrata in vigore il 24 novembre. Israele e Hamas si incolpano a vicenda di non aver rispettato l’accordo che era stato raggiunto grazie alla mediazione del Qatar e con il sostegno degli Stati Uniti e dell’Egitto. In sette giorni la tregua ha portato al rilascio di ottanta ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre e di 240 prigionieri palestinesi, oltre a favorire l’arrivo degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Altri ventuno ostaggi stranieri, in maggioranza tailandesi che lavoravano in Israele, sono stati rilasciati da Hamas senza contropartita. Il 30 novembre, al termine di una visita a Tel Aviv, Gerusalemme e Ramallah, il segretario di stato statunitense Antony Blinken aveva chiesto una proroga della tregua. Lo stesso giorno Hamas ha rivendicato un attacco a Gerusalemme che ha causato quattro morti.
◆ L’esercito israeliano ha subito ripreso i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, concentrandosi sul sud del territorio, in particolare sulla città di Khan Yunis e i suoi dintorni. Ogni giorno l’esercito israeliano lancia dei volantini su alcuni quartieri per avvertire che un attacco è imminente e ordina agli abitanti di andarsene. Dalla città sono fuggite molte persone, in alcuni casi per la seconda volta, dopo che avevano già abbandonato il nord del territorio palestinese dove dal 27 ottobre è in corso l’offensiva di terra israeliana. Da allora centinaia di migliaia di persone si sono ammassate nel sud della Striscia di Gaza e vivono in rifugi improvvisati, nelle scuole, nelle tende, all’aperto o nelle automobili. Il 4 dicembre decine di carri armati, mezzi di trasporto e truppe israeliane hanno raggiunto i dintorni di Khan Yunis, vicino alla frontiera con l’Egitto. Lo stesso giorno il ministero della salute di Hamas ha fornito un nuovo bilancio delle vittime dei bombardamenti israeliani compiuti dal 7 ottobre: 15.899 morti, di cui il 70 per cento donne, bambini e adolescenti di meno di diciotto anni, e 42mila feriti.
◆La mattina del 4 dicembre l’esercito israeliano ha lanciato un’operazione in varie zone della Cisgiordania occupata, in particolare a Jenin. Secondo l’Autorità nazionale palestinese due persone sono state uccise in un raid israeliano a Qalqilya, nel nord della Cisgiordania. La comunità internazionale è preoccupata anche dall’allargamento del conflitto in Medio Oriente. Il 3 dicembre un caccia statunitense ha sventato un attacco con i droni lanciato dallo Yemen contro alcune navi commerciali nel mar Rosso: Washington ha denunciato “una minaccia diretta” per la sicurezza marittima. I ribelli sciiti huthi, sostenuti dall’Iran, hanno annunciato di aver condotto un’operazione contro navi israeliane nello stretto di Bab el Mandeb, che collega il mar Rosso al golfo di Aden, in rappresaglia per i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. In Iraq un attacco aereo ha ucciso almeno cinque miliziani filoiraniani a Kirkuk. Gli Stati Uniti hanno confermato che si è trattato di un “attacco di autodifesa contro una minaccia imminente”. Dei combattimenti sono avvenuti anche al confine settentrionale di Israele con il Libano e tre persone sono morte.
◆ Il 4 dicembre è ripreso a Gerusalemme il processo per corruzione contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che era stato sospeso dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Afp
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1541 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati