A 17 anni non si è mai completamente seri. Abel affronta l’esame di maturità. Durante l’orale di storia, mentre Abel fa scena muta, un professore gli chiede perché porta una spilla patriottica. Tornato a casa, giustifica la figuraccia con il commento del professore e il padre, ex comunista passato dalla parte opposta, inveisce contro questo “traditore di sinistra”. La storia finisce sui giornali e diventa uno scandalo nazionale. Benvenuti nel paese di Viktor Orbán, verso il quale il regista Gábor Reisz trabocca di una sana rabbia. Sommando i punti di vista il film non condanna né assolve nessuno, ma prende di mira l’impasse politica che affligge la società ungherese e soffoca i giovani.
Nicolas Schaller, Le Nouvel Obs
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Questo articolo è uscito sul numero 1561 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati