Che futuro può avere una ragazza povera in un paese segnato dalla disuguaglianza? A Casablanca, nel 1994, Sarah è una liceale che tutti chiamano “la francese” e vive con la madre in una casa fatiscente accanto al confine con la baraccopoli. Sono arrivate qualche anno prima dalla Costa Azzurra: un amante della madre voleva fare affari in Marocco. Una volta lì l’amante si è dileguato e con lui tutti i soldi: “E questo è quanto”. Finché vivono al di qua della baraccopoli non tutto è ancora perduto, si dice Sarah. Per non pensare alla miseria esce con un gruppo di ragazzi che vivono nei quartieri alti: con loro passa il tempo alla spiaggia, fumando kif e sognando l’America. Nella società marocchina si vive costantemente sotto lo sguardo e il giudizio altrui, dei vicini di casa, della polizia, dei ricchi e ovviamente degli uomini, se si ha la sfortuna di nascere donna. Sarah, che si finge più benestante di quanto non sia in realtà, non ha altro da offrire che il suo corpo, proprio come sua madre. Impara in fretta a farsi fare regali e farsi offrire pranzi dai ragazzi, illudendoli di essere interessata a loro. Quando conosce Driss, un ragazzo brutto, con la pelle rovinata e che cammina come una papera, le viene detto che è “ricco quanto il re” e decide immediatamente che lo sposerà. Abigail Assor non usa il suo talento letterario per darci false illusioni sul futuro della sua eroina. Non fa mai credere al lettore che lei sia in cerca dell’amore: in una città ossessionata dai soldi, Sarah vuole solo diventare ricca e vivere nelle vie tranquille di Anfa Supérieur, il quartiere chic di Casablanca. Cerca una via di fuga dalla miseria e la vede in questo ragazzo brutto, timido e sgraziato, schiacciato da un padre violento e da una madre soffocata dal suo stesso snobismo, ma comunque “ricco quanto il re”. Tra Driss e Sarah nasce una relazione ma più che un amore è un tacito accordo. Driss non parla quasi mai, ma Sarah sa quello che pensa e sa che anche lui ha capito. Abigail Assor non calca mai la mano in questa storia sempre pericolosamente a rischio di diventare caricaturale o eccessiva. Si limita a descrivere, con una grande attenzione ai dettagli e un tono neutrale che sottolineano ulteriormente la brutalità della sua storia.
Violaine Morin, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1564 di Internazionale, a pagina 85. Compra questo numero | Abbonati