Pierre-Laurent Aimard che dedica un disco alle danze di Schubert sembra un’idea stranissima, come se Maurizio Pollini avesse deciso di registrare i quindici Études de virtuosité di Moszkowski. Invece il pianista francese dimostra una grande affinità con questo repertorio. Per il suo programma ha mescolato brani di vari gruppi di danze, come i venti valzer D 146, le dodici danze tedesche D 790 e i diciassette Ländler D 366, passando da uno all’altro senza fermarsi mai. Sono 112 pezzi in 68 minuti: è come un dj set di Schubert, ma con un pianoforte al posto dei giradischi. Aimard paragona l’esperienza al viaggio di un sonnambulo, più che a una semplice esecuzione. In effetti, c’è un’apparente informalità nelle sue interpretazioni affabili e cordiali, come se si stesse rilassando al pianoforte leggendo con disinvoltura una danza dopo l’altra senza alcun obiettivo se non il puro divertimento. Un ascolto attento rivela sottili contrasti nel tempo, nella tonalità e nell’umore. Ma, anche se Aimard ha chiaramente riflettuto su ogni frase e ogni gradazione dinamica, i risultati suonano fluidi e naturali, oltre che molto belli. Il pianista beneficia anche di uno Steinway d’annata e di una splendida registrazione. Insomma, è invitato a organizzare una Schubertiade a casa mia quando vuole!
Jed Distler, ClassicsToday

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Questo articolo è uscito sul numero 1565 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati