La discografia delle Goat Girl continua a evolversi anche nel terzo album. Dal 2018 la band è stata una forza creativa dinamica e ora torna con sedici canzoni in cui fonde art pop eccentrico, post-punk e freak folk. Below the waste comincia con il brano Reprise, una fosca sequenza di accordi per chitarra accompagnati da un banjo e da un’armonia vocale; è l’apripista per la dissonante Ride around, che testimonia il tipo di complessità presente nel resto del disco. La successiva Words fell out è un momento più tipicamente indie, ma le melodie e i sintetizzatori sono una delizia per le orecchie. In tutto l’album il suono del basso è fantastico, come dimostra Play it down. Musicalmente parlando, il trio londinese non è mai rimasto in un unico luogo, anzi cambia forma a piacimento. La mia canzone preferita del disco comunque è Where’s ur 3, dotata di un groove tra i più interessanti in assoluto nella loro produzione, nella quale la melodia vocale orecchiabile compensa la parte strumentale più pesante. Ascoltare Below the waste è come stare sulle montagne russe, grazie alle continue sorprese che fanno pensare a un sogno vivido di cui ti ricordi ogni dettaglio.
Ben Lock,Northern Transmissions

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 114. Compra questo numero | Abbonati