Il primo Inside out, del 2015, è universalmente considerato l’apice della Pixar. Raccontava da dentro e da fuori, la storia di una ragazzina di undici anni, culminando nella rivelazione che, anche per i bambini, c’è verità nella sofferenza. Nel tardivo sequel, Riley, la protagonista del primo film, ha tredici anni e alle emozioni primarie si sono aggiunti sentimenti nuovi e più complessi, tra cui ansia, invidia e noia. Inside out 2 è troppo castigato per affrontare argomenti scivolosi come i cambiamenti biologici, così usa l’adolescenza come una comoda scusa per riprendere i temi del primo film. Là i nostri eroi affrontavano una folle avventura per recuperare le memorie di base di Riley. Qui invece affrontano una folle avventura per recuperare il “senso di sé” di Riley. La scrittura è brillante, ma il meglio che la Pixar riesce a rivelarci è che tutti, prima o poi, hanno bisogno di un abbraccio.
Kevin Maher, The Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati