Uno studio pubblicato su Nature rivoluziona la nostra comprensione dei rituali maya: le vittime dei sacrifici umani alle divinità non erano bambine o ragazze, come si pensava, bensì bambini. Le prove vengono dalla scoperta di una camera sotterranea tra le rovine di Chichén Itzá, nel sud del Messico, usata tra l’800 e il 1000 dC. L’analisi del dna di una sessantina di scheletri sepolti ha rilevato che appartenevano tutti a maschi, di età compresa tra i tre e i sei anni. Molte vittime erano imparentate tra di loro, tra cui due coppie di gemelli, che hanno un ruolo importante nella mitologia maya. Le informazioni genetiche hanno inoltre aggiunto tasselli importanti sulle epidemie dell’era coloniale, come quella di salmonella che nel cinquecento uccise milioni di persone nell’attuale Messico.
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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati