Il 4 gennaio, giorno in cui si celebra l’indipendenza della Birmania, la giunta militare ha rilasciato quasi seimila detenuti, tra cui seicento prigionieri politici. L’amnistia, tuttavia, non va presa come un atto conciliatorio da parte dei militari, scrive Sebastian Strangio su The Diplomat. In Birmania, come in altri paesi dove il buddismo theravada è maggioritario, le amnistie di massa in occasioni di festività sono comuni.

E comunque, spiega Strangio, i prigionieri politici liberati rimangono sotto scacco e al primo “passo falso” rischiano di tornare in carcere. Sono molti i casi di persone liberate e arrestate di nuovo poche ore dopo. Dal colpo di stato del febbraio 2021 la giunta ha arrestato più di 28mila persone e di queste 21.452 rimangono in carcere.

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Questo articolo è uscito sul numero 1596 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati