Eva è un’agente della penitenziaria devota e compassionevole che prende molto sul serio il suo ruolo nella riabilitazione dei detenuti. Poi però nel carcere arriva Mikkel, un ragazzo che Eva riconosce subito. Anche se il mistero è svelato abbastanza presto, non è il caso di entrare nei dettagli dei trascorsi tra Eva e Mikkel. In ogni caso la donna comincia a comportarsi in un modo sconsiderato, la sua empatia verso gli altri detenuti sembra svanire completamente e, contro ogni buon senso, chiede di essere trasferita a lavorare nel braccio di massima sicurezza in cui sono rinchiusi i criminali più pericolosi e imprevedibili. Come Mikkel. Il film precedente di Gustav Möller, Il colpevole, in cui un centralinista del pronto intervento risponde alla chiamata di una donna rapita, ha avuto molto successo. Nonostante le evidenti qualità del regista danese è difficile ripetersi a certi livelli. Il film ha qualche difetto, sia nella trama sia nel mantenimento della tensione, ma nel complesso risulta riuscito grazie all’atmosfera opprimente e alle interpretazioni energiche e convincenti di Sidse Babett Knudsen nei panni di Eva e di Sebastian Bull in quelli di Mikkel.
Wendy Ide, Screen International

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Questo articolo è uscito sul numero 1607 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati