“La distorsione e l’intensità sono tornate alla grande,” dice Benjamin de la Fuente, cantante e chitarrista della band emo cilena Estoy Bien. Lo incontro nella città di Valdivia, a sud della capitale Santiago, durante il mercato musicale Fluvial, dove si esibirà con il gruppo insieme ai Confío en tus Amigos e agli Asmrbrujo. Queste band fanno parte di una scena rock emergente che dà voce alla frustrazione nata dopo la pandemia e le proteste del 2019. Il risultato è una nuova ondata di musica piena di chitarre. Durante la pandemia molti giovani hanno deciso di esprimere il disagio gridando e suonando ad alto volume. Le radici rock del Cile affondano nella Nueva canción degli anni sessanta con figure come Víctor Jara; negli anni ottanta i Los Prisioneros hanno sfidato il neoliberismo e la dittatura di Pinochet; negli anni 201o il Cile è diventato un centro dell’indie pop con artisti come Javiera Mena, mentre le proteste del 2019 hanno cambiato le priorità culturali. Con la repressione e il caos, il pop spensierato ha lasciato spazio a suoni più ribelli. Etichette come la Sello Fisura e la Joy Boy Records hanno promosso artisti che sperimentano tra post-punk e shoegaze. Al sud il folk si rinnova con strumenti andini. Gruppi come i Mawiza combinano metal e lingua mapuche, trasformando la memoria in arte. Oggi la musica cilena racconta un’identità in evoluzione, fatta di resistenza e voglia di cambiamento.
Richard Villegas,
Bandcamp daily

Estoy Bien - dr
Estoy Bien (dr)

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Questo articolo è uscito sul numero 1609 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati