Cultura Suoni
Skinty fia
Fontaines D.C. (filmawi)

I Fontaines D.C. sembravano aver raggiunto la loro massima velocità nell’album di debutto Dogrel, invece hanno continuato ad accelerare. Nel seguito del 2020, A hero’s death, la band di Dublino ha ampliato il suo sound, riflettendo la sua crescita nelle performance dal vivo. Dopo la pausa forzata causata dalla pandemia, il gruppo ha deciso di scrivere nuovo materiale e sperimentarlo in studio insieme al produttore di lunga data Dan Carey. Il risultato è Skinty fia: meditazioni sull’identità irlandese da una prospettiva un po’ lontana e riflessioni diasporiche per dipingere un quadro completo attraverso una serie di bozzetti. È un disco che vive di piccole differenze e sottigliezze. In un mondo in cui le domande imbarazzanti sono le uniche che vale la pena di farsi, Skinty fia non ha paura di mettersi a nudo. Le evocazioni religiose del pezzo di apertura In ár gCroíthe go deo (“nei nostri cuori per sempre” in irlandese) sono contrapposte a suoni industrial, mentre nel singolo Jackie down the line Grian Chatten canta come meglio non potrebbe. L’album lascia alcuni dei suoi momenti più audaci per il finale: I love you è una tormentata canzone d’amore per l’Irlanda, che riflette a distanza sui temi politici e religiosi che dividono il paese. Skinty fia è un disco che ti mette un po’ a disagio, una raccolta di canzoni che parlano di crescita e cambiamento. Potente e indagatore, apprezza le sfide difficili e rifiuta le risposte semplici.

Robin Murray, Clash

Essere isolati da tutti è doloroso, ma in Ghosted il chitarrista australiano Oren Ambarchi e gli svedesi Johan Berthling (contrabbasso) e Andreas Werliin (batteria) rimuginano così tanto su questa condizione che sembrano aver trovato una via d’uscita. A giudicare dal titolo, questo potrebbe sembrare un altro progetto ispirato alla quarantena, ma in realtà risale al novembre 2018. Ambarchi, Berthling e Werliin, tre musicisti ugualmente esperti di jazz e approcci sperimentali, si sono incontrati allo Studio Rymden di Stoccolma per registrare insieme e ne è nato questo album. È tutto radicato nella ricca tonalità del contrabbasso di Berthling. Werliin lo sostiene ma non è mai vincolato nel ruolo di batterista. Ambarchi si fa strada con sottigliezza. Tutto ricorda i Can nel loro periodo più meditativo.

Daniel Margolis, Downbeat

(watch my moves)
Kurt Vile (Adam Wallacavage)

L’ascolto di Sun Ra preparando la colazione è stata una delle influenze principali di Kurt Vile per (watch my moves), il suo nono disco. Come la musica del jazzista “cosmico” propendeva verso lo spirituale, anche quella del cantautore statunitense stavolta ricerca sentimenti più profondi. Tra sintetizzatori psichedelici, momenti strumentali ariosi e il rock più classico, questo lavoro meditativo sembra una guida per rallentare. Goin on a plane today apre su semplici accordi al piano, su cui l’artista descrive la sua giornata come se si rivolgesse alla versione più giovane di se stesso. Questa atmosfera introspettiva funziona perfettamente da colonna sonora per un viaggio notturno in auto. Vile racconta scene di Mount Airy, il suo quartiere di Filadelfia, e dei viaggi che l’hanno portato lontano. Si rifugia nel suo studio di registrazione casalingo, un luogo dove restare fermi e creare musica. Un viaggio tranquillo da fare solo con la mente e che scorre per tutto l’album.

Sophia McDonald, Loud and Quiet

Mendelssohn: concerti per piano, Capriccio brillant

Mendelssohn suonato da un’orchestra da camera con il direttore alla tastiera è sempre una proposta allettante. L’Orchestre de chambre di Parigi e Lars Vogt mantengono le promesse. Il primo concerto ha dall’inizio un’eleganza beethoveniana, ma i musicisti fanno centro anche nei momenti più lirici. Il pianista tedesco, come ci si aspetta da un musicista da camera di prima classe, pone attenzione ai passaggi nei quali accompagna i suoi colleghi quanto a quelli dove è al centro della scena. L’orchestra risponde allo stesso modo, seguendo l’articolazione e la dinamica del solista con cura eccezionale. C’è anche sempre molta fantasia. Il disco è completato dal Capriccio brillant op. 22, e quello che in mani meno creative può diventare un momento frivolo, con Vogt e compagni è ricco di personalità, e nel velocissimo finale il pianoforte è scintillante quanto sobrio. La registrazione è splendida, e vi porta tutti i musicisti in casa.

Harriet Smith, Gramophone

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1457 - 22 aprile 2022

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