Cultura Libri
La strada per Chevreuse
128 pagine, 16 euro

Forse Patrick Modiano non è mai stato così vicino a Proust: non per lo stile, ma per il modo molto speciale di raccontare e riscoprire il suo tempo perduto. La strada per Chevreuse è la storia di un apprendistato già avvenuto, ricomposto dalla memoria, e che potrebbe concludersi, nelle ultime pagine, con la promessa di un’opera, proprio l’opera che stiamo leggendo. Prima di questo epilogo, la narrazione lavora, con una fluidità senza pari, per sovrapporre i tre periodi di una vita: un’infanzia lontana, che immaginiamo nasconda qualche segreto, nei pressi di Jouy-en-Josas; la giovinezza negli anni sessanta; e infine il periodo contemporaneo, in cui Jean Bosmans, alter ego dell’autore, rivede la sua intera esistenza. Modiano fa rivivere le immagini di vecchi luoghi e i volti di personaggi che ha già incontrato in passato, e si sofferma sugli oggetti, piccoli segni che formano un passaggio segreto e discreto tra epoche diverse. Scivoliamo con loro dal presente al periodo dell’occupazione tedesca, dal quartiere di Saint-Lazare alla rue du Docteur-Kurzenne, dove la casa al numero 38 nasconde ancora un tesoro e un enigma irrisolto. Le sue pareti proiettano anche un’ombra inquietante, la sagoma del fratello assente, Rudy, scomparso a dieci anni. La strada per Chevreuse non è però un testamento né un romanzo triste. Più una riunione con il passato, che dà la strana sensazione di riportarci a un mondo lontano che non sappiamo più se abbiamo vissuto o sognato.
Fabrice Gabriel, Le Monde

Le conseguenze
230 pagine, 18,00 euro

I dieci racconti di Le conseguenze sono ambientati per lo più negli anni ottanta, nella vasta Central valley della California, un bacino agricolo favolosamente fertile che genera immense ricchezze per pochi e un lavoro precario e mal pagato per chi lavora nei campi. Il racconto di apertura comincia con questa frase: “La sua preoccupazione immediata era il denaro”. Delfina è nuova in città. Suo marito non è tornato dal lavoro nei campi, forse sequestrato dalle autorità. Mentre aspetta sui gradini di casa, l’avvicina una donna, Lis, che le propone di unirsi a lei per raccogliere pesche e dividere i guadagni. L’affitto va pagato entro un paio di giorni e Delfina accetta. Con immensa abilità Muñoz mostra come la privazione e la disperazione possano portare a scelte ignobili. Nel racconto che dà il titolo al libro, il solitario Mark incontra il vivace e attraente Teddy e presto gli chiede di trasferirsi a casa sua. Quando Teddy si ammala (forse di hiv), Mark mostra il suo vero volto e chiede a Teddy di tornare dalla sorella in Texas. Mark non riceve mai la telefonata che si aspetta da Teddy, in cui potrebbe scusarsi, e alla fine scopre che è morto. Percorre molte ore di macchina per raggiungere il funerale, dove capisce di non essere il benvenuto e dove prova finalmente l’amore che non riusciva a esprimere quando Teddy era vivo. Muñoz conferisce tenerezza e immediatezza a queste storie di segreti e nascondigli, desideri, vulnerabilità e fughe imperfette.
David Hayden, The Guardian

Melvill
312 pagine, 20,00 euro

Rodrigo Fresán si cala in quel centro di gravità permanente che è l’autore di Moby Dick. Lo fa attraverso un romanzo immaginario su Allan Melvill, padre di Herman, mercante, viaggiatore, con un pedigree promettente ma assalito da una serie di disgrazie. Allan muore giovane e indebitato, al punto che la sua vedova elimina la “e” dal cognome per dissociarsene. L’autore combina un resoconto enciclopedico e misurato con inserti o note a piè di pagina piene di licenze, spazi in cui Herman parla per chiarire, impostare la scena o semplicemente sproloquiare. Immagina il ragazzo Herman ai piedi del letto del padre che prende appunti, mentre Allan, legato, monologa in una stanza di ospizio: una serie di deliri, metafore gelide e figure spettrali che corrono verso un orizzonte biancastro. Nell’ultimo capitolo di Melvill, il figlio esaudisce la richiesta del padre e lo slega. A un certo punto si legge: “I morti che si prendono cura di noi perché noi ci prendiamo cura di loro e che spesso cerchiamo di dimenticare per poi renderci conto che non ci dimenticano e che non fanno altro che ricordarci che non possiamo mai dimenticare”, ed è in questa chiave che si può leggere l’intrepida rapsodia di Fresán, la sua visione della “balena bianca” della morte, che ci mobilita e insieme ci spaventa.
Mariano Vespa, La Nación

L’atto altruistico di respirare
320 pagine, 19,90 euro

“Mi viene spesso ricordato che provengo da un luogo in guerra”, pensa il protagonista del secondo romanzo di JJ Bola. E uno dei conflitti più estremi nella vita di Michael Kabongo, un giovane insegnante di scuola superiore britannico-congolese, è quello tra il modo in cui appare (forte, apprezzato) e quello in cui si sente (suicida, inutile). A seguito delle crescenti pressioni sul lavoro e da parte di familiari e amici, Michael viaggia da Londra all’America, “per nessun motivo se non per romanticismo e poesia”. Preleva tutti i soldi dal suo conto in banca e, quando li ha finiti, pensa di togliersi la vita. Il libro racconta in prima persona gli eventi di Londra che hanno portato alla sua decisione, mentre capitoli alternati in terza persona seguono il suo viaggio attraverso gli Stati Uniti. Bola affronta l’eredità del colonialismo e il sentimento dei giovani uomini che temono di essere considerati “deboli”. La grandezza lirica è a tratti contaminata da un’aria di banalità, rischiando di trasmettere meno profondità di quella che annuncia.
Jonathan McAloon, Financial Times

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1530 - 22 settembre 2023
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