Cultura Suoni
The death of Slim Shady (Coup de grâce)
Eminem (Travis Shinn)

Eminem è ossessionato dall’idea di essere al centro dell’attenzione anche dopo i cinquant’anni. Le sue insicurezze riguardo al posto che occupa nell’hip-hop sono riemerse dopo due album con un impatto minimo. Cercando di generare scalpore sulla stessa lunghezza d’onda di The Marshall Mathers lp 2 (2013), il rapper ha messo insieme un progetto che allude al suo alter ego giovanile. Cercare la gloria guardandosi indietro, tuttavia, dimostra quanto poco abbia oggi da offrire la leggenda del rap di Detroit. The ­death of Slim Shady (Coup de grâce) è un presunto concept album, ma realtà un ammasso incoerente di brani tenuti insieme da giochi di parole infantili e tentativi di celebrare un passato che sembra indistinguibile dal presente. Fin dall’inizio Eminem si lamenta del cosiddetto politicamente corretto, delle femministe e della generazione Z, spacciando questi attacchi come farina del sacco di Slim Shady. Invece che fare arte, il rapper si limita a cercare d’imitare South park e Dave Chappelle. La comunità dell’hip-hop, ormai, si è spostata verso cose più importanti e migliori.
Karan Singh, HipHopDX

My light, my destroyer
Cassandra Jenkins (Pooneh Ghana)

Il terzo album di Cassandra Jenkins non era previsto. Stanca dopo l’uscita di An overview on phenomenal nature, la musicista newyorchese si era promessa di compiere solo i doveri promozionali e poi pensare ad altro. Per fortuna ha cambiato idea e tre anni dopo è tornata con My light , my destroyer, destinato a entrare nelle classifiche dei migliori dischi del 2024. Senza esagerare, è un lavoro affascinante che gioca con i generi e ha un potere emotivo raro, che in certi punti ti prende alla pancia. È il tipo di album su cui restare per vari mesi dopo il primo ascolto. Sembra anche un grande passo avanti, che si allontana dal dream pop folk, sterzando anche verso un indie rock più incisivo. Nei testi si parla molto di stelle; in Aurora, IL la cantante fa addirittura riferimento a William Shatner, il capitano Kirk di Star trek che nella vita reale è andato nello spazio con Jeff Bezos. Altrove l’artista sembra cercare la motivazione: in Omakase chiede a qualcuno di “smontarmi e rimontarmi”, mentre i sintetizzatori e le chitarre costruiscono un’atmosfera avvolgente. C’è un potere calmo nella natura discreta di queste canzoni, destinate a salvarci l’anima in tempi turbolenti. My light, my destroyer è una nuova messa a fuoco dopo un periodo buio. Ed è il capolavoro di Cassandra Jenkins.
John Murphy, Music Omh

Herrmann: Le nevi del Chilimangiaro, Operazione Cicero

La serie di colonne sonore di film classici della Marco Polo (ora su etichetta Naxos) comprende due dei migliori lavori di Bernard Herrmann prima di Hitchcock. Risalgono entrambi al 1952 e sono tra i primi progetti completati dal compositore dopo essersi trasferito da New York a Los Angeles e aver firmato con la 20th Century Fox. I film furono successi al botteghino e artistici. Come sempre con le colonne sonore di Herrmann, la musica è legata così strettamente alle immagini che è difficile ascoltarla senza vedere il film. Herrmann compilò le suite di alcune delle sue partiture, creandone una presentazione drammaticamente adatta alla sala da concerto. Delle due qui presentate, Operazione Cicero (5 fingers) è quella più interessante, grazie a scene esotiche (con echi di musica popolare turca) e ai passaggi drammatici del finale. Anche Le nevi del Chilimangiaro ha i suoi momenti colorati, che si aprono con un’ouverture nello stile di Musorgskij. Altri punti notevoli sono l’adorabile Memory waltz e l’intensa sequenza di The river. William Stromberg e l’orchestra sinfonica di Mosca evocano la classica Hollywood con interpretazioni brillanti e stilisticamente fedeli. Gli appassionati di musica da film, soprattutto quelli di Herrmann, saranno felici.
Victor Carr jr, ClassicsToday

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1572 - 19 luglio 2024

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