Tre mesi fa è morto mio padre. Non è stato un lutto profondo, perché si trattava di un uomo molto difficile con cui avevo rinunciato da molto tempo ad avere un rapporto. Eppure in questi mesi mi porto dentro un vuoto che non so come interpretare e come superare. Consigli?–Lettera firmata

Non ho affrontato la perdita di un genitore, ma ogni volta che è successo a qualcuno che conosco mi sono reso conto che, a prescindere dall’età, dalle condizioni di salute, dall’intensità del rapporto, questa morte è qualcosa che ha un effetto sempre molto profondo. Immagino che il motivo sia che i nostri genitori fanno intimamente parte di noi. Che sia per emulazione o per contrasto, sono il modello da cui partiamo per fare le nostre scelte e costruire la nostra vita. Sono un punto di riferimento che, in un modo o in un altro, definisce chi siamo. E quando improvvisamente non ci sono più, perdiamo anche una parte di noi. Anche se con tuo padre non sei riuscito a vivere un legame di affetto, la sua esistenza ti ha comunque reso la persona che sei o che hai scelto di essere. La tua reazione a quel rapporto mancato, l’amara rinuncia della sua figura e tutte le emozioni che questo ti ha provocato sono parte della tua identità. E il vuoto che senti oggi forse riguarda più te stesso che lui. La tua rabbia, la tua delusione, la tua rassegnazione non hanno più un oggetto verso cui tendere e ora ti senti smarrito. Ma ogni tanto smarrirsi fa bene, perché è un momento per tornare a guardarsi dentro e scoprire parti di noi che ancora non conoscevamo.
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Questo articolo è uscito sul numero 1572 di Internazionale, a pagina 12. Compra questo numero | Abbonati