Di tutti gli eroi del Marvel cinematic universe (Mcu), la Black Widow di Scarlett
Johansson è quella che meriterebbe delle scuse formali dai suoi creatori. L’agente russa dalle cosce d’acciaio e dalle tante ferite emotive, altrimenti nota come Natasha Romanoff, è stata svuotata come una bambola di porcellana da più di dieci anni di sceneggiature ingenerose. Finalmente ha un film tutto suo: Black Widow è un coraggioso (ma imperfetto e tardivo) tentativo di stabilire una giusta eredità per la prima Avenger di sesso femminile. Il film è ambientato tra Captain America: civil war e Avengers: infinity war. Natasha è latitante dopo la spaccatura degli Avengers e scappa in Europa dove si ritrova a fare i conti con il suo passato: Yelena (Florence Pugh), una delle sue sorelle all’interno del Red Room, il programma di torture psicologiche messo in atto dai sovietici per creare supersoldati, informa Natasha che il loro aguzzino Deykov (interpretato da Ray Winstone, il cui accento russo si può condannare come crimine di guerra) è ancora in circolazione. La sceneggiatura è quella che è, ma Scarlett Johansson dà il massimo e ci sono bellissime coreografie di combattimento. Comunque, nonostante i suoi difetti, Black Widow serve a costruire un futuro migliore per le donne nell’Mcu. Peccato che per Natasha sia un po’ tardi.
Clarisse Loughrey,Independent
Stati Uniti 2021, 133’. In sala

Stati Uniti 2019, 122’. Mubi

Il viaggio compiuto da Cookie Figowitz (interpretato da John Magaro) nel Territorio dell’Oregon nel 1820 fu difficile e si capisce fin dalle prime scene del nuovo film di Kelly Reichardt, quando Figowitz arranca su terreni impervi cercando di evitare la minaccia che arriva dai suoi compagni di viaggio, cacciatori di pellicce. Al confronto, il viaggio della prima mucca a mettere piede in Oregon sembra leggiadro. La mucca entra in scena galleggiando su una zattera, trasportata attraverso il nordamerica come ostentazione di ricchezza di un proprietario terriero (Toby Jones) che cerca di forzare il vecchio mondo in uno tutto nuovo. Il film di Reichardt è un placido studio di questa incongruenza: la storia di una creatura docile e ammaestrata che entra nella natura selvaggia e di un’amicizia che sboccia tra le aspre rocce del capitalismo che si sta sviluppando. È un piccolo e sobrio film, uno dei migliori del 2019. Il tono è quasi da commedia ma racchiude anche tante caratteristiche dei passati lavori di Reichardt. Come l’esame di ampio respiro delle gerarchie sociali declinate su storie particolari. O la regia naturalista che cattura la bellezza dell’ambiente non grazie a inquadrature grandangolari ma, al contrario, attraverso un formato stretto e quadrato che rende la foresta travolgente, apparentemente impossibile da violare dall’essere umano. In questo contesto, Figowitz, un cuoco in viaggio verso la promessa di una vita indipendente, stringe amicizia con King Lu (Orion Lee), un immigrato cinese in fuga. Sbarcano il lunario rubando il latte della “prima mucca” per fare dei dolci e venderli, ma presto si attireranno le attenzioni del suo proprietario. Il furto del latte può sembrare un reato lieve, ma non in un luogo dove “la storia non è ancora arrivata”. __**Davis Simms,** **The Atlantic**
Stati Uniti 2021, 92’. Netflix
Iliza Shlesinger è l’ennesima cabarettista a guadagnarsi il diritto a un film tutto suo. La comica nata a New York e cresciuta a Dallas interpreta Andrea, a sua volta una cabarettista, dettaglio che rende le sue performance realistiche. In una di queste si lamenta per la mancanza di autostima che porta alcune donne a cedere a corteggiatori insistenti (“Se continua a tampinarmi probabilmente mi ama”). La dimostrazione pratica arriva nei panni di Dennis (Ryan Hansen), che apparentemente è un gentile ed educato uomo d’affari determinato a fidanzarsi con Andrea. E invece… Shlesinger è carismatica e divertente. Le scene migliori sono quelle in cui si confronta con la sua migliore amica Margot (Margaret Cho), che ha il fascino di una mina vagante. Ed Potton, The Times