Conosciamo la capacità di Ozon di destreggiarsi tra artifici e teatralità (Peter von Kant, Mon crime). In Sotto le foglie ci ricorda quanto è a suo agio anche con la sobrietà. Il film comincia come una storia familiare. La pensionata Michelle (Vincent) si prepara ad accogliere la figlia (Sagnier) e il nipote, di cui dovrà prendersi cura in un periodo di vacanza nella sua confortevole casa di campagna. Per sbaglio prepara un piatto con dei funghi velenosi e la figlia la accusa di averlo fatto di proposito. È stato davvero un incidente? Di certo è un presagio perché in questo thriller psicologico velenoso e sentimentale qualcuno sarà ucciso. Parte del fascino del film è proprio nella confusione che genera, anche perché difende l’umanità dei suoi personaggi fino all’ultimo, senza esprimere giudizi. Un enigma che trova forza nelle ellissi, costringendoci a mettere tutto in discussione, e offre anche uno sguardo meraviglioso sulla vecchiaia e sulle metamorfosi che può provocare.
Hélène Marzolf, Télérama
Francia 2024, 102’. In sala

Stati Uniti 2024, 129’. In sala

Le isole sperdute spesso deludono le aspettative, almeno al cinema. In Eden, un gruppo di colonizzatori novecenteschi se ne rende conto a sue spese. I primi ad arrivare a Floreana, una delle isole Galapagos, sono il medico tedesco Friedrich Ritter (Law) e sua moglie Dora (Kirby) in cerca di un’esperienza estrema. Ispirata dal loro coraggio, li segue la famiglia Wittmer, in fuga dall’Europa che, dopo la prima guerra mondiale, scivola nel fascismo. Una volta arrivati i Wittmer realizzano che la vita sull’isola è dura e che devono cavarsela da soli, visto che i Ritter non sono entusiasti della loro presenza. Ma il peggio verrà insieme a una ricca baronessa (Ana de Armas) che sull’isola vuole costruire un grand hotel. Tutti odiano tutti, si invidiano le case e arrivano a minacciare la vita dei vicini. Il cast ha i suoi difetti e il suo innegabile fascino, e Ron Howard ha fatto il suo film più riuscito dai tempi di Frost/Nixon. Non è tornato ai fasti degli anni novanta, ma a lui l’isola deserta ha fatto bene.
Johnny Oleksinski, New York Post
Stati Uniti 2024, 104’. In sala
L’avvocato Elliot Kinter (Rudd) sta andando insieme alla figlia Ridley (Ortega) a una specie di ritiro aziendale nell’isolata magione del suo ricchissimo boss, Odell Leopold (Richard E. Grant). Lungo la strada investono con l’auto un unicorno scatenando la sete di vendetta della famiglia del “puledro” e le fantasie imprenditoriali di Leopold. Il film non funziona né come satira “mangia i ricchi” né come horror di serie b. Nel mondo post-Get out questo è l’ennesimo tentativo d’infilare qualche tema alto in una scemenza di genere. Ma purtroppo non funziona.
John Nugent, Empire
Stati Uniti / Italia 2024, 106’. In sala
Come regista Jolie (una delle poche star di Hollywood a schierarsi con la causa palestinese) si è già cimentata con la guerra in Bosnia (Nella terra del sangue e del miele) e con la guerra civile cambogiana (Per primo hanno ucciso mio padre). In Senza sangue si confronta con il romanzo ostinatamente vago di Alessandro Baricco sui traumi di un conflitto non meglio identificato. Questa vaghezza lascia i personaggi interpretati da Hayek e Bichir districarsi tra parole, dialoghi e aneddoti troppo astratti. Radheyan Simonpillai, The Guardian
Stati Uniti 2025, 123’. In sala
Charlie Heller (Malek) è un analista della Cia. Quando sua moglie è uccisa decide d’imbarcarsi in una missione di vendetta per cui non ha le competenze. Non solo non riesce a uccidere un uomo con un asciugamano, ma per aprire una serratura deve guardare un tutorial in rete. Hawes, un veterano della serie Slow horses, è a suo agio con un thriller di spionaggio che non può contare sulla sgualcita ironia di Gary Oldman, ma offre lo stesso grado d’intrigo e imprevedibilità.
Phil de Semlyen, Time Out