Editoriali

L’Italia ancora più a destra

Il 14 giugno la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha reso omaggio a Silvio Berlusconi, il primo vero leader populista che negli anni novanta rilanciò l’estrema destra italiana. Ora potrebbe cominciare a pensare alle possibilità politiche che si aprono con la sua morte. L’imprenditore entrò in politica per motivi opportunistici, per ostacolare le inchieste giudiziarie sul suo impero editoriale. Per conquistare il potere nel 1994 il suo partito di centrodestra Forza Italia (FI) unì le forze con Alleanza nazionale (An), erede del neofascista Movimento sociale italiano. An diventò un partner minore della coalizione di governo. Nel 2008, quando Berlusconi vinse di nuovo, fece di Meloni, all’epoca deputata di An, la più giovane ministra della storia italiana.

Dopo la schiacciante vittoria lo scorso autunno come leader di Fratelli d’Italia, Meloni ha rovesciato i rapporti di forza con Forza Italia, che è entrata a far parte del suo governo di estrema destra, insieme alla Lega di Matteo Salvini. La morte di Berlusconi le offre la possibilità di colonizzare lo spazio politico di centro che lui ha lasciato vuoto. Non è chiaro se FI, che è stata principalmente un mezzo per le sue ambizioni, riuscirà a sopravvivere senza di lui.

Una scalata da parte di Meloni al centrodestra completerebbe il processo di normalizzazione che per primo Berlusconi facilitò negli anni novanta. Consoliderebbe inoltre la presidente del consiglio come la più potente leader ultranazionalista d’Europa, in una fase in cui i suoi compagni di viaggio all’estero stanno registrando progressi. In Spagna alle elezioni anticipate del prossimo luglio il partito di estrema destra Vox ha buone possibilità di diventare l’ago della bilancia con un ruolo nel prossimo governo, mentre in Germania un recente sondaggio posiziona il partito Alternative für Deutschland al secondo posto, davanti ai socialdemocratici al governo. Sta emergendo un programma comune europeo, che unisce una linea dura sull’immigrazione, lo scetticismo verso la transizione verde e l’ostilità verso la diversità. Lo stile volgare di Berlusconi è stato caratterizzato dal perseguimento dell’interesse personale, unito al gusto per la spettacolarizzazione e al disprezzo per le leggi e la morale. Mentre un’epoca politica si è conclusa e Meloni corteggia il voto popolare che Berlusconi aveva fatto suo, le conseguenze profonde della riabilitazione dell’estrema destra non sono ancora del tutto evidenti. ◆ fdl

Accordo disumano sui migranti

Centri di detenzione in paesi al di fuori dell’Europa, profughi respinti in stati terzi considerati sicuri: dal punto di vista dei diritti umani, l’accordo raggiunto l’8 giugno a Lussemburgo dai ministri dell’interno dei paesi dell’Unione europea sui migranti è una catastrofe. Le loro sofferenze sembrano destinate ad aumentare. 

Anche mettendo da parte le riflessioni sui diritti umani, l’accordo resta un pessimo risultato. Non si è discusso di quello che, perfino assumendo un distaccato punto di vista funzionale, servirebbe alla politica europea su questo tema: un meccanismo generale e vincolante per la ridistribuzione dei migranti tra tutti i paesi dell’Unione, così da allentare la pressione su quelli di frontiera. I ministri si sono limitati a trovare un’intesa su un meccanismo di solidarietà che lascia la possibilità di accogliere o meno le persone. Non ha funzionato finora e non funzionerà in futuro. Il fatto che gli stati che non accolgono i migranti dovranno pagare ventimila euro per ognuno di loro e partecipare al controllo delle frontiere non cambia quasi nulla. Non è neanche chiaro cosa succederà se si rifiuteranno di pagare.

Le nuove regole per velocizzare le procedure di richiesta d’asilo non sono neanche un cinico palliativo rispetto a un vero meccanismo di ridistribuzione. Dovrebbero riguardare solo pochi migranti arrivati da “paesi d’origine sicuri” e gli stati che hanno quote basse di richiedenti asilo. È anche improbabile che la nuova regola sui paesi terzi fornirà un rimedio alla sua disumanità. Negli accordi che serviranno per applicarla, stati come la Turchia si faranno pagare a caro prezzo e i negoziati andranno per le lunghe. 

La ministra dell’interno tedesca Nancy Faeser può anche definire “storico” l’accordo. La verità è che senza un meccanismo di ridistribuzione vincolante, non vale niente. ◆ nv

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1516 - 16 giugno 2023
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