Editoriali

Israele, basta con l’occupazione

Il 19 luglio la Corte internazionale di giustizia (Cig) dell’Aja ha stabilito che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania violano il diritto internazionale e che Israele deve interrompere il prima possibile la sua occupazione della Cisgiordania e di Gerusalemme Est. Niente che gli israeliani non sapessero già.

L’opinione della corte smonta la menzogna secondo cui l’occupazione sarebbe solo temporanea e dettata da motivi di sicurezza. È questa falsità che gli israeliani si sono ripetuti nei decenni, mentre s’impossessavano di aree sempre maggiori di terre palestinesi, cacciando gli abitanti e costruendoci insediamenti, appoggiati dai vari governi che si sono succeduti, dalle azioni dei coloni e dalla protezione dell’esercito e della magistratura. La decisione della Cig ha fatto esplodere questa bolla di bugie e considera varie azioni del governo israeliano annessioni territoriali.

Tuttavia, non c’è speranza che dopo 57 anni questo spinga Israele a rinsavire e a ubbidire alla richiesta di sgomberare gli insediamenti, interrompere l’occupazione e il controllo militare sui palestinesi, e offrirgli un risarcimento. È un’illusione, basta vedere le reazioni sconcertanti in Israele. Tutte, da quella del primo ministro e dei suoi alleati di governo, fino a quella dell’opposizione di Benny Gantz e Yair Lapid, possono collocarsi nello spettro del sionismo religioso.

Questo non significa che il parere della corte non avrà conseguenze politiche ed economiche. Non si tratta solo delle sanzioni contro i coloni violenti o le organizzazioni affiliate agli insediamenti. Da un punto di vista pratico, l’aspetto più importante è l’obbligo imposto alle organizzazioni internazionali e agli stati delle Nazioni Unite di non riconoscere come legale né contribuire a preservare la situazione derivante dalla presenza illegale di Israele nei Territori palestinesi. Gli stati che aderiscono all’Onu sono di fatto obbligati a condurre una revisione preliminare di tutte le interazioni con Tel Aviv, per verificare che queste non contribuiscano alla presenza di Israele nei Territori palestinesi.

Negli ultimi mesi l’idea guida di Israele – cioè che il mondo continuerà a ignorare l’occupazione – è stata stravolta. Se Israele continuerà a non ascoltare questi avvertimenti internazionali potrebbe svegliarsi un giorno in una realtà in cui sarà boicottato e ostracizzato come il Sudafrica dell’apartheid. ◆ fdl

Questo articolo è uscitosul quotidiano israeliano Haaretz.

L’importanza dei ghiacciai

Mentre si moltiplicano gli eventi estremi come inondazioni, frane e ondate di calore, un altro fenomeno climatico passa quasi inosservato: lo scioglimento dei ghiacciai, che provoca un pericoloso innalzamento del livello dei mari. I risultati delle ricerche sono preoccupanti. La notizia più recente è che i ghiacciai dell’Alaska si sono ridotti più rapidamente del previsto e il processo potrebbe diventare irreversibile. Il campo di ghiaccio di Juneau, tra Alaska e Canada, ha già perso un quarto del volume che aveva nel settecento, con una velocità raddoppiata tra il 2010 e il 2020. L’acqua risultata dallo scioglimento si riversa in mare, innalzandone il livello.

Negli ultimi quarant’anni le piattaforme di ghiaccio della Groenlandia hanno perso il 35 per cento della loro massa, compromettendone la funzione di freno allo spostamento dei ghiacciai. Altrettanto inquietanti sono gli studi che mostrano la destabilizzazione dei ghiacciai dell’Antartide, dove si trova la più grande massa di ghiaccio del pianeta. Dal 2006 al 2018 le acque costiere si sono innalzate in media di quasi quattro millimetri all’anno, con una velocità tripla rispetto a quella osservata tra il 1901 e il 1971. Gli scienziati stimano che nel 2100 l’innalzamento sarà compreso tra 50 centimetri e un metro, a seconda dei risultati ottenuti nella riduzione delle emissioni di gas serra. Se saranno raggiunti gli obiettivi dell’accordo di Parigi del 2015, mantenendo il riscaldamento entro 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale, l’innalzamento degli oceani non supererà il mezzo metro. Ma oggi sembra scontato che questo limite sarà oltrepassato.

A subire le conseguenze peggiori sarà la popolazione dei paesi insulari. Nel mondo le persone a rischio sono più di 300 milioni. La combinazione tra innalzamento dei mari e piogge torrenziali potrebbe causare alluvioni devastanti. Uno scenario da brividi. ◆ as

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1573 - 26 luglio 2024
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