“Non ho fatto nulla. Non l’ho toccata. Il calcio è emozione, e noi siamo contenti”, dichiara Leopold, presidente di un’immaginaria squadra di calcio femminile dei Paesi Bassi, quando gli viene mostrata sullo schermo di un telefono la sequenza del bacio in bocca che ha appena dato a una delle sue giocatrici dopo la vittoria di un campionato nazionale. Il trionfo è stato una sorpresa e Leopold è felice, soprattutto perché è anche tra i dirigenti dell’azienda siderurgica che sponsorizza la squadra.
“Non hai pensato al consenso?”, gli chiede suo figlio Hj. “Siamo in un’altra epoca”. A partire da questo dialogo, De kus (Il bacio), opera teatrale della compagnia indipendente Tg Toetssteen, diretta da Erris van Ginkel (che ne ha anche scritto il copione), riporta alla ribalta lo scandalo suscitato dal bacio dato da Luis Rubiales, ex presidente della Federación Española de Fútbol, alla calciatrice Jenni Hermoso.
Qualcosa non va
Per il regista, che è anche direttore artistico della compagnia olandese, tutto è cominciato quando ha visto in televisione il gesto di Rubiales allo stadio Australia di Sydney dopo la vittoria della nazionale spagnola contro quella inglese nella finale dei Mondiali di calcio femminile, il 20 agosto 2023.
“Come appassionato di sport la scena mi è sembrata effettivamente strana. Ma quello che c’è dietro al bacio a Hermoso è il radicato abuso di potere nei confronti delle donne”, mi ha detto al telefono. Van Ginkel ha ricordato che all’inizio la situazione non gli era così chiara, anche se sull’argomento aveva ben presenti le denunce per molestie sessuali emerse nel gennaio 2022 a proposito del programma olandese The Voice.
All’epoca il concorso musicale, inventato nei Paesi Bassi nel 2010 e poi esportato all’estero (anche in Spagna e in Italia), era stato sospeso temporaneamente dall’emittente Rtl. “Quello scandalo ha cambiato la concezione dell’abuso sessuale su scala nazionale. Quel bacio, invece, poteva inizialmente prestarsi ad altre interpretazioni”, ha sottolineato van Ginkel. Da quel momento scrivere De kus è stato “come sollevare i vari strati di una questione universale”. Alla scrittura del testo ha partecipato anche la scrittrice Roos Schlikker. A ottobre, a Madrid, dovrebbe andare in scena un adattamento spagnolo dello spettacolo.
Il protagonista di De kus è un uomo che passa “dall’euforia iniziale per il trionfo della squadra di calcio femminile alla crisi esistenziale, finendo per perdere tutto”, ci ha spiegato l’autore pochi giorni prima che lo spettacolo andasse in scena ad Amsterdam.
Cresce la pressione
È l’ultima replica prima della pausa estiva. I posti a sedere nella sala Badhuistheater sono tutti occupati. Le donne sono in maggioranza. “Anche se il personaggio di Leopold, interpretato da Harm Witteveen, non è Rubiales, nemmeno lui capisce quello che ha fatto”, ha spiegato il drammaturgo.
“Ma vedrai, questa storia del bacio non è nulla. Quando cantavamo nel coro ci mettevano le mani da tutte le parti, vero?”, dice la moglie di Leopold, Fleur (interpretata da Marieke Fransen), in un momento dello spettacolo.
Il gruppo di teatro Toetssteen è una compagnia indipendente che interpreta un repertorio principalmente olandese. Attiva da più di trent’anni, è nata dall’iniziativa di un gruppo di appassionati. Van Ginkel mi ha spiegato che il lavoro con questo gruppo gli permette di realizzare allestimenti molto rapidi. “È molto utile quando affrontiamo i temi sociali più scottanti”. In De Kus, van Ginkel riapre vecchie ferite familiari, mostrando un crollo personale e un conflitto generazionale che comprende grida, abbracci e pugni. All’inizio Leopold è felice per la vittoria della squadra femminile, fino a quando arriva in scena senza preavviso, molto scosso, suo fratello Lammert (Carlo van Munster), attivista ambientale schierato contro le aziende che inquinano. A completare il quadro si presentano le mogli dei due fratelli, Fleur appunto e Bea; il figlio di Leopold, Hj; e la sua fidanzata. Al conflitto per il bacio si sommano quindi le rivalità tra fratelli, la tensione tra le due cognate e le denunce per le emissioni prodotte dall’azienda siderurgica di Leopold.
La pressione cresce durante la notte, raggiungendo l’apice quando Leopold, sentendosi accerchiato, accusa di ipocrisia tutti gli altri. Ci sono risate e commozione, la presenza ricorrente dei pessimi vini biologici venduti dalla moglie di Leopold, confessioni amorose troncate dalla vigliaccheria tra Leopold e la cognata Bea (Linda Tordoir), una fidanzata (Carlijn Droppert) in bilico tra lo sconcerto e il disgusto e, a più riprese, delle esplosioni di violenza.
Le luci sottolineano l’azione senza intromettersi, mentre la musica suona al ritmo dei gesti degli attori.
Il “tutti contro tutti”, con i personaggi che si lasciano cadere a terra e piangono, serve da catarsi. È come se si aprisse una fessura in una parete invisibile, lasciando passare la realtà: alla fine l’azienda siderurgica smette di sponsorizzare la squadra di calcio e Leopold perde tutto.
Dopo una dissolvenza in nero che lascia spazio alla penombra, mentre la famiglia è dispersa e stravolta, assistiamo a un accenno di avvicinamento tra padre e figlio (Jelle Ozinga).
Il giovane torna a un momento felice della sua infanzia, quando era in spiaggia con il padre e tutto era armonia e promesse per il futuro. Hj ignora che i suoi genitori conservano un ricordo altrettanto intenso della stessa giornata al mare, anche se non sono riusciti a mantenerne viva la fiamma.
La palla da spiaggia che all’inizio dello spettacolo Leopold aveva portato in scena e lanciato agli spettatori all’improvviso riappare. Nella disgrazia, padre e figlio riportano alla memoria quella giornata sulla sabbia, straordinaria nella sua semplicità. Forse questa parte della loro vita può ancora essere cambiata in meglio. Il pallone è lanciato di nuovo verso il pubblico mentre si spengono le luci e cala il sipario. ◆ as
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1573 di Internazionale, a pagina 75. Compra questo numero | Abbonati