Ogni settimana, negli ultimi tre mesi, un senzatetto di 63 anni, proveniente dalla Croazia, si è presentato al poliambulatorio gestito dalla Caritas, nei pressi della stazione Termini, a Roma, nella speranza di farsi somministrare un vaccino contro il covid-19. Ogni volta, però, il personale sanitario gli ha risposto che non poteva prenotarsi per il vaccino, anche se era affetto da diverse patologie e aveva avuto più di un arresto cardiaco in passato. “Il mio cuore è così debole che il covid-19 mi ucciderebbe di sicuro”, ha spiegato l’uomo, che ha chiesto di essere identificato solo con il nome, Vlado. “Sono spaventato”, ha aggiunto.

Disattenzione cronica

Il governo italiano ha dichiarato che tutte le persone hanno diritto al vaccino, a prescindere dal loro status giuridico, ma all’atto pratico molti senzatetto e migranti con i documenti non in regola sono stati esclusi. I medici sottolineano come questo aspetto rappresenti un rischio non solo per i soggetti coinvolti, ma per l’intero paese. Spesso la spiegazione ufficiale di questa discrepanza è la burocrazia. Nella prenotazione online, molte regioni italiane chiedono il codice fiscale, ma solo tre regioni (su venti) accettano il codice temporaneo assegnato a centinaia di migliaia di migranti. In un paese in cui l’immigrazione è un tema scottante, c’è chi sostiene che gli italiani dovrebbero avere la priorità almeno fino a quando le scorte non aumenteranno. “Il sistema ha dimenticato queste persone”, accusa Marco Mazzetti, medico e presidente della Società italiana di medicina delle migrazioni. “Eppure sono quelle più fragili”.

Sistema immunitario compromesso dai viaggi sfiancanti e dalla malnutrizione

L’Italia è stata il primo paese occidentale a essere duramente colpito dal covid-19, con più di 127mila vittime (dati aggiornati al 7 giugno). La campagna vaccinale è cominciata a rilento, segnata dalla carenza di dosi e da alcuni errori strategici, ma nelle ultime settimane la situazione è migliorata, con la somministrazione di circa mezzo milione di dosi al giorno. Il 3 giugno il governo ha incluso nuove categorie di persone che hanno diritto al vaccino e ha tolto le restrizioni basate sull’età. Alcuni funzionari pubblici hanno dichiarato che l’aumento delle scorte permetterà presto di vaccinare i migranti e i richiedenti asilo. Eppure molti attivisti sostengono che finora non è cambiato quasi nulla. Molti medici che lavorano con i migranti sono convinti che l’inazione non sia tanto il risultato di una discriminazione intenzionale, quanto il sintomo di una disattenzione cronica verso gli emarginati. Anche gli stranieri che vivono in Italia senza un codice fiscale, tra cui i diplomatici e le persone che lavorano per le organizzazioni internazionali, hanno incontrato diverse difficoltà nel prenotare il vaccino. Poste italiane (che offre alle regioni la piattaforma di prenotazione più usata) ha cominciato a consentire l’accesso a queste categorie, ma non ha ancora fissato una data per l’apertura ai migranti senza documenti.

Alcuni politici hanno sfruttato la vicenda per alimentare le polemiche sull’immigrazione. Quando la regione Lombardia ha annunciato di voler includere i migranti senza documenti e i senzatetto nella campagna vaccinale a partire da giugno, diversi consiglieri regionali hanno protestato. “Penso ai commercianti provati da un anno di chiusure, alle cassiere dei supermercati sempre in prima linea, ai ragazzi che si sono visti portare via un anno di vita e socialità: tutti scavalcati da extracomunitari irregolari, per la gioia dei buonisti già pronti a esultare”, ha dichiarato la consigliera Viviana Beccalossi (gruppo misto) durante una seduta. Beccalossi ha definito la decisione di vaccinare i migranti senza documenti “un autentico schiaffo in faccia a tutti coloro che attendono pazientemente in coda il loro turno per vaccinarsi”. La regione Lombardia comincerà a somministrare le dosi ai senzatetto dalla prima metà di giugno, ma riferendosi a una “discussione in corso a livello nazionale”, il governo regionale ha comunicato di non poter ancora prevedere quando sarà nelle condizioni di vaccinare gli stranieri in possesso di codici fiscali provvisori.

Gli operatori sociali e i medici che si occupano dei migranti sostengono che le autorità italiane, ponendo ostacoli burocratici, stanno violando le leggi che garantiscono le cure sanitarie essenziali ai migranti, creando in questo modo un grave problema di salute pubblica. Mazzetti sottolinea che gli stranieri non in regola con i documenti sono spesso collaboratori domestici. “Se non mettiamo sotto controllo il virus tra le persone che entrano nelle nostre case allora non abbiamo speranze di controllarne la diffusione”.

Un portavoce del ministero della salute italiano ha dichiarato che il governo intende vaccinare presto le persone che vivono nei campi improvvisati e nei centri d’accoglienza, giustificando il ritardo con le iniziali carenze di dosi. Il portavoce ha promesso che non appena l’Italia avrà a disposizione un numero di dosi sufficiente offrirà i vaccini a chiunque ne faccia richiesta.

Foad Aodi, medico esperto di salute globale, che fa parte della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), considera estremamente pericolosi questi ritardi. I migranti, infatti, presentano un rischio maggiore di essere infettati dal virus rispetto agli italiani della stessa età. Molti hanno il sistema immunitario compromesso dai viaggi sfiancanti e dalla malnutrizione, e vivono in centri d’accoglienza sovraffollati dove il distanziamento è impossibile. “Sono fisicamente più deboli”, sottolinea Aodi. “Non possiamo escluderli”.

In Germania, per fare un confronto, gli adulti di qualsiasi età che vivono nei centri d’accoglienza o nelle case condivise sono stati considerati una fascia prioritaria e hanno ricevuto il vaccino contemporanea­mente agli ultrasettantenni.

Da sapere
Cure per tutti

◆ L’assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale è regolata dall’articolo 35 del Testo unico sull’immigrazione. Il comma 3 specifica: “Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici e accreditati, le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti (…) per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva”. Tra le prestazioni sanitarie garantite ci sono le vaccinazioni nell’ambito di campagne di prevenzione collettiva; la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai.


In Italia sono emerse diverse alternative per trovare una soluzione al problema. Papa Francesco ha offerto centinaia di dosi di vaccini ai senzatetto di Roma, mentre le autorità sanitarie della capitale e di altre regioni hanno comunicato che le associazioni che si occupano dei migranti potranno fare le prenotazioni per conto delle persone senza documenti. Tuttavia i medici del poliambulatorio a cui si è rivolto Vlado, dicono di aver telefonato e scritto diverse email senza mai ottenere un appuntamento. “Il governo sostiene di voler vaccinare tutti, ma devono dirci come farlo”, sottolinea la direttrice sanitaria del poliambulatorio Giulia Civitelli.

Altri paesi in ritardo

Un’immigrata moldava di 48 anni che lavora in nero come badante a Verona racconta di aver provato a chiamare un numero di assistenza ma di essere stata respinta perché non aveva il codice fiscale. È rimasta delusa, ma non sorpresa. “Non ho un contratto”, racconta la donna, che ha chiesto di restare anonima nel timore di perdere il lavoro. “Non ho un codice fiscale e quindi non ho diritto a niente”.

Questa situazione si ritrova anche in altri paesi. Nel Regno Unito, anche se il governo ha dichiarato che chiunque avrebbe potuto vaccinarsi a prescindere dal suo status legale, diversi migranti senza documenti raccontano di non essere riusciti a registrarsi presso le strutture sanitarie locali. In Francia, dove il governo ha promesso che avrebbe assegnato agli stranieri senza documenti un codice fiscale temporaneo per la vaccinazione, gli operatori sociali temono che l’accesso limitato a internet e alle informazioni sulle procedure da seguire ostacoleranno le vaccinazioni.

Vlado non crede che il vaccino gli sia negato per una discriminazione intenzionale, ma è esasperato dagli ostacoli burocratici: “Non è giusto. Io vivo per strada e non posso cambiare nulla”. Mentre aspetta di poter fissare un appuntamento, cerca di evitare i luoghi affollati. La settimana scorsa, però, è dovuto salire su un autobus stracolmo di persone per raggiungere il quartiere dell’Eur per un controllo al cuore. “Ero preoccupato. Ma non posso seppellirmi vivo solo perché non vogliono vaccinarmi” . ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati