Bangladesh

All’estero Muhammad Yunus, economista e premio Nobel per la pace, è acclamato per il suo lavoro pionieristico nel campo del microcredito. Ma nel suo paese, il Bangladesh, l’ex prima ministra Sheikh Hasina l’ha sempre considerato una minaccia politica da neutralizzare.

Fino a due mesi fa Yunus combatteva per difendere la sua reputazione dopo essere stato incriminato per una serie di accuse che molti ritengono infondate. Ma ora, alla soglia degli 84 anni, si trova alla testa di un governo tecnico mentre la sua storica nemica, Hasina, ha dovuto lasciare il paese. Yunus è tornato in Bangladesh dall’Europa – dove si trovava per delle cure mediche – pochi giorni dopo la fuga della premier, travolta dalle proteste di massa. I leader del movimento studentesco gli hanno chiesto di guidare un esecutivo ad interim e preparare il paese per le elezioni.

“Il Bangladesh è come una famiglia che ha bisogno di essere riunificata. Ha un potenziale enorme”, ha dichiarato Yunus ai giornalisti dopo la cerimonia di insediamento il 9 agosto, a cui si è presentato accompagnato dai leader degli studenti. “La prima promessa del mio governo è assicurare che tutti possano respirare una nuova aria di libertà”, ha detto, esprimendo la speranza che “i benefici di questa libertà raggiungano ogni cittadino”.

In seguito Yunus è stato meno diplomatico, attaccando Hasina e quello che secondo i contestatori è stato un regime sempre più autoritario, colpevole di violazioni dei diritti umani, omicidi extragiudiziali e rapimenti. Si ritiene che più di quattrocento persone abbiano perso la vita durante le settimane di scontri tra la polizia e i manifestanti, culminate nell’uscita di scena di Hasina. Il suo governo si è lasciato alle spalle “una situazione disastrosa”, ha detto Yunus ai giornalisti stranieri.

Ali Riaz, che insegna scienze politiche alla Illinois state university, descrive Yunus come una persona “capace di ispirare la gente”, nonché “la scelta migliore considerando gli obiettivi da raggiungere. La sua reputazione internazionale sicuramente aiuta”.

Da sapere

◆ Il 1 luglio 2024 gli studenti bangladesi sono scesi in piazza contro il sistema di quote previsto per l’accesso agli impieghi pubblici, che riservava il 30 per cento dei posti ai familiari dei veterani della guerra d’indipendenza del 1971. Le proteste sono continuate per più di un mese: il governo ha imposto il coprifuoco, bloccando internet e la rete cellulare. La polizia è intervenuta causando centinaia di morti.

Il 5 agosto la prima ministra Sheikh Hasina, al governo dal 2009, è fuggita da Dacca in elicottero, prima che migliaia di manifestanti prendessero d’assalto il palazzo del governo.

L’8 agosto Muhammad Yunus ha giurato come primo ministro di un governo ad interim di cui fanno parte anche due leader del movimento studentesco. Afp


“Non solo Yunus è estraneo al vecchio sistema corrotto, ma è stato vittima del regime e perseguitato dalla magistratura controllata dalla Lega awami, il partito di Hasina”, sottolinea Shayan S. Khan, caporedattore del mensile Dhaka Courier.

Rivoluzione in banca

Nato nel 1940 in una famiglia con nove figli, nel 1965 Yunus ottenne un dottorato negli Stati Uniti, dove in seguito insegnò all’università prima di rientrare in Bangladesh. È conosciuto soprattutto per il suo lavoro con la Grameen Bank, specializzata in piccoli prestiti senza garanzie concessi alle famiglie povere a partire dal 1974. Nel 2006 ha ricevuto il Nobel per la pace per il suo rivoluzionario modello di microfinanza, che è stato adottato in più di cento paesi.

Hasina considerava Yunus un avversario temibile, soprattutto dopo il 2007, quando l’economista stava valutando la possibilità di fondare un partito politico (un progetto successivamente abbandonato). Hasina, al potere dal 2009, lo accusava di “succhiare il sangue dei poveri” e definiva quelli che lavoravano con lui “elementi pericolosi da guardare con sospetto”. Durante il primo dei suoi quattro mandati consecutivi, la banca centrale (che è controllata dal governo) ha rimosso Yunus dall’incarico di direttore della Grameen Bank, dichiarando che aveva superato l’età massima per andare in pensione.

Yunus, nominato rettore di un’università scozzese nel 2012, ha trascorso il decennio successivo subendo una serie di processi, con accuse di corruzione e cattiva gestione finanziaria. Tuttavia secondo molti osservatori i procedimenti giudiziari erano uno strumento usato da Hasina per vendicarsi. Finalmente libero da problemi legali, Yunus dovrà affrontare una fatica immensa: preparare il paese per libere elezioni, ripristinare l’ordine sociale e risanare un’economia dipendente dal settore tessile, che durante le proteste si è quasi paralizzata.

Il Bangladesh era già in difficoltà quando il precedente governo aveva accettato un piano di salvataggio da 4,7 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale (Fmi). “Per Yunus il compito più difficile sarà far ripartire l’economia, perché le proteste hanno provocato un blocco simile a quello vissuto durante la pandemia, anche se per un periodo più breve”, spiega Khan. L’economista dovrà inoltre impartire una direzione al paese facendo i conti con aspettative contrastanti, spiega Riaz. Molti vorrebbero che “si occupasse delle questioni pratiche e organizzasse rapidamente le elezioni per affidare il potere a un governo eletto”, ma c’è anche “chi si aspetta delle riforme che scongiurino l’avvento di un nuovo leader autoritario”.

Finora Yunus ha inviato segnali incoraggianti, onorando gli studenti feriti o uccisi durante le proteste, rifiutando qualsiasi trattamento preferenziale e vietando l’uso della propria immagine per scopi pubblicitari. Ma resta il fatto che non ha molta esperienza politica ed è considerato vicino a Washington, un elemento che rischia di creare problemi con i paesi vicini, a cominciare dalla Cina e dall’India, spiega l’analista politico Farid Erkizia Bakht. “La gestione economica nel contesto dell’austerità imposta dall’Fmi limiterà parecchio il suo margine di manovra”, aggiunge Bakht. “Prima o poi dovrà deludere qualche aspettativa, e questo inevitabilmente innescherà le pressioni di politici più navigati”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati