Con questa nuova raccolta di quadri e illustrazioni, un maestro come Lorenzo Mattotti, in quest’epoca confusa e schizofrenica, dimostra una sensibilità giovane nel guardare non soltanto all’amore tra due persone fino alla sua dimensione ossessiva e oscura, ma alle relazioni umane come una danza unica, perché in fondo la danza della vita comprende la dialettica, fino al litigio. E si allarga fino a comprendere la totalità del mondo. Anche a costo di tradire e di perdersi, per rifarsi alla nota introduttiva che evidenzia una vicinanza con il futurismo pessimista di Mario Sironi. Attraversare le contraddizioni, la luce e l’oscurità, sempre. La compresenza degli opposti di questa dialettica, di questo scontro-incontro, da qualche tempo permea il suo lavoro e sembra annunciare una grande sintesi. Ne abbiamo qui un ulteriore ipnotico tassello, in cui si alternano il bianco e nero e il colore, l’acrilico con la china o il binomio pastello/matita. In definitiva il percorso di Mattotti è la sintesi di quello di tanta arte dell’ottocento e del novecento, e dello sviluppo del fumetto stesso, che s’incrociano e fondono in un’altra danza. Il calligrafismo, fondante nella storia del fumetto come della pittura moderna, e il movimento nell’apparente immobilità, di nuovo fondamentale nella storia di entrambi. Il disequilibrio per un nuovo equilibrio delle forme, dell’arte come della vita.
Francesco Boille
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Questo articolo è uscito sul numero 1467 di Internazionale, a pagina 96. Compra questo numero | Abbonati