Nella maggior parte dei paesi occidentali, il decennio che stiamo vivendo è il punto di arrivo di una fase storica che si è aperta nell’ultimo quarto del novecento, caratterizzata da una rottura del contratto sociale. L’equilibrio tra aziende, stato e cittadini si è incrinato: lo stato ha rinunciato a molte prerogative rispetto alle aziende, che hanno assunto molto più potere, mentre i sistemi con cui i cittadini sceglievano i propri rappresentanti sono entrati in crisi. È questa la tesi da cui parte Alec Ross, consulente tecnologico di Barak Obama e Hillary Clinton, già autore di Il nostro futuro (Feltrinelli 2018). Nella prima parte si sofferma sui tre elementi che tengono insieme la società e spiega il cambiamento avvenuto: il trionfo del neoliberismo, la presa di potere all’interno delle aziende degli azionisti rispetto agli stakeholder, il complessivo risultato per cui in occidente la nostra vita è decisa dalle aziende più che dai governi. Ripercorre quindi, sempre con molti esempi tratti dalla cronaca e dalla sua esperienza, alcuni snodi fondamentali della crisi: la fine del sindacato, quella della fiscalità, l’avvento del capitalismo della sorveglianza. Conclude infine sull’oggi, segnato dalla competizione tra Cina e Stati Uniti, una “lotta tra sistemi chiusi e aperti”, in cui a offrire un po’ di speranza sono i governi del Nordeuropa. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1439 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati