Da tempo i lavoratori temono che i robot gli portino via il lavoro. Oggi però sono cambiate le carte in tavola: le aziende di logistica e consegne devono automatizzare diverse mansioni perché non riescono a trovare manodopera a sufficienza. A causa della monotonia di alcuni lavori è sempre più difficile reclutare e trattenere le persone. È un problema che riguarda ormai diversi settori. Le banche, per esempio, stanno automatizzando le attività meno specializzate per bloccare la fuga di talenti. Nei magazzini statunitensi ed europei la crescita del commercio online durante la pandemia ha accelerato il passaggio a sistemi automatizzati in grado di sbrigare in modo più rapido ed efficace ordini sempre più complessi.
Si prevede che quest’anno a livello globale nel settore della logistica saranno investiti 36 miliardi di dollari in automazione, il 20 per cento in più rispetto al 2020. Secondo la società di ricerche Interact Analysis, l’investimento combinato di quest’anno e dell’anno scorso ha superato di 1,6 miliardi di dollari le previsioni fatte prima della pandemia. “Negli anni ottanta il motivo principale dietro gli investimenti nell’automazione era ridurre i costi della manodopera. Oggi per quasi metà dei nostri clienti il motivo principale è la disponibilità di manodopera”, ha affermato Dwight Klappich, vicepresidente della ricerca per la società di consulenza Gartner. Klappich fa l’esempio di un fornitore di servizi di logistica, che ha assunto 26mila persone per coprire tredicimila posti di magazziniere, perché moltissime lasciano dopo i primi giorni.
Secondo Sandeep Sakharkar, direttore informatico della Gxo Logistics, “l’aumento dell’automazione è un aspetto chiave in tutta la filiera”. La sua azienda, responsabile della gestione di magazzini per clienti come la Nike, la Nestlé e la Apple, prevede di aumentare il numero di robot e sistemi automatizzati fino a 3.100 unità nei suoi quasi 870 depositi entro la fine dell’anno. Anche i fornitori di macchinari automatizzati si stanno espandendo. “Quest’anno e nel 2020 abbiamo registrato una crescita considerevole”, ha affermato Thomas Evans, direttore tecnico della Honeywell, che l’anno scorso ha visto il suo fatturato aumentare del 14 per cento, fino a due miliardi di dollari, nel settore dell’automazione dei magazzini.
L’azienda che investe di più in quest’area è Amazon. Il colosso del commercio online sta sperimentando un gruppo di nuovi robot che hanno i nomi dei personaggi del Muppet show. Una macchina chiamata Kermit porta da una parte all’altra del magazzino, in totale autonomia, le scatole vuote per le merci. “Gli investimenti nell’automazione hanno dato ad Amazon un vantaggio che la concorrenza impiegherà diversi anni a colmare”, ha affermato Marc Wulfraat, presidente e fondatore della società di consulenza per la logistica Mwpvl. “Secondo le nostre stime, i risparmi sul costo del lavoro sono di circa quattro miliardi di dollari all’anno su scala globale, ma queste cifre potrebbero essere sottostimate”.
La Wincanton, un’azienda britannica di logistica, ha scommesso molto sull’automazione del suo centro di spedizioni da 528mila metri quadri nel Northamptonshire, nell’Inghilterra centrale. Nel magazzino automatizzato sono depositate, selezionate e confezionate merci per piccoli venditori al dettaglio online, che non possono permettersi gli investimenti milionari necessari per farlo da soli, ma hanno bisogno di accelerare le loro consegne. Secondo le stime dell’azienda, gli investimenti della Wincanton contribuiscono a ridurre il fabbisogno di manodopera del 30-40 per cento, a parità del volume di merci gestito, rispetto a un magazzino dove lavorano solo esseri umani. “Con l’automazione è evidente che la carenza di manodopera diventa molto meno problematica”, ha affermato James Wroath, amministratore delegato della Wincanton. “Grazie alla sua velocità è possibile svolgere le stesse mansioni in tempi molto più rapidi”.
Scott Price, presidente dell’Ups International, osserva come la domanda di consegne per il giorno successivo all’ordine abbia determinato la crescita dell’automazione, che garantisce una maggiore efficienza. Per fare un esempio, Price prende il caso dell’enorme magazzino dell’azienda all’aeroporto per aerei cargo dell’East Midlands, nel Regno Unito, che può gestire 22.500 pacchi all’ora.
Sia gli operai sia i dirigenti sostengono che l’automazione è utile anche per affrontare il problema della natura ripetitiva o usurante di alcune mansioni. Secondo Linda Collins, addetta all’imballaggio nell’impianto della Wincanton, svolgere le sue mansioni è molto più facile rispetto al posto in cui lavorava prima perché le merci arrivano con un sistema automatizzato fino alla sua piattaforma elevata. “È il modo migliore per farlo. Gli esseri umani sono ancora necessari. È questa la strada da percorrere”, afferma Collins.
L’adozione di grandi sistemi automatizzati è stata tuttavia ostacolata dagli alti costi d’investimento e dall’elevato fabbisogno energetico. Rueben Scriven, della società di ricerca Interact Analysis, osserva che solo il 25 per cento dei magazzini ha un qualche tipo di automazione.
Arma a doppio taglio
Queste tecnologie possono rivelarsi un’arma a doppio taglio perché aumentano le pressioni sui lavoratori. Secondo Jack Cox, amministratore delegato del dipartimento industriale e logistico del gruppo immobiliare Cbre, “più il sistema diventa efficiente, più aumenta la rapidità con cui le merci devono entrare e uscire dal sistema. Con una maggiore efficienza aumenta il bisogno di forza lavoro”.
Tuttavia le aziende che si occupano di logistica stanno ancora correndo per raggiungere Amazon, mentre la robotica è migliorata al punto che gli sviluppatori producono macchine meno costose e più flessibili, che sono più piccole e possono essere spostate da un magazzino all’altro, al posto di pesanti installazioni fisse.
L’azienda di spedizioni internazionali Dhl sta investendo in 7.500 progetti, che includono lo sviluppo di algoritmi, l’uso di dispositivi che possono essere indossati e la messa a punto di robot addetti all’imballaggio. A giugno l’azienda ha annunciato il raddoppio dei robot per il ritiro, forniti dalla statunitense Locus robotics, che ronzano tra i lavoratori e le aree di confezionamento, sostituendo muletti e carrelli. Entro la fine dell’anno saranno duemila. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1429 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati