Non avevano mai visto niente di simile. Il 27 giugno scorso alle isole Lofoten c’erano 25 gradi. Il fiordo era assolato, i turisti facevano il bagno nei laghi di montagna con acque a dodici gradi e si asciugavano all’aria aperta. Due giorni dopo c’era di nuovo la nebbia e bisognava lottare contro un vento forte. Sembrava che si fosse tornati alla normalità, ma è durato poco, passato un giorno c’era di nuovo un sole insolito. “È qualcosa di mai visto”, dice ai suoi ospiti, felici di questo tepore inatteso, Roar Justad, proprietario dell’ostello della gioventù di Stamsund, a sud dell’isola di Vestvågøya.

Roar è un ottantenne ironico arrivato qui 47 anni fa e considerato una sorta di vecchio saggio dagli escursionisti che dormono nel suo ostello in attesa di arrampicarsi sulle cime dell’isola. In origine la struttura era una rorbu, la tradizionale palafitta dei pescatori norvegesi, trasformata in ostello come altre costruzioni simili. Il pontile, che si apre sul mare di Norvegia, offre un panorama da cartolina: l’acqua calma blu scuro, il treno della linea Hurtigruten che passa in lontananza e il piccolo faro con la punta rossa all’entrata del porto.

Le Lofoten sono un arcipelago a nord della Norvegia, duecento chilometri sopra il circolo polare artico, separate dal continente dal Vestfjorden, un’insenatura di 160 chilometri formata dall’oceano Atlantico sulla costa norvegese. Nei 1.227 chilometri quadrati dell’arcipelago vivono venticinquemila persone. Le isole sono molto vicine le une alle altre, collegate da tunnel lunghi anche tre chilometri o da ponti che sono delle vere e proprie meraviglie architettoniche. Intorno si agita il maelström, una delle correnti più forti del mondo. Ma la corrente del Golfo che accarezza la costa rende le temperature relativamente gradevoli: d’estate si raggiungono i quindici gradi e, a volte, in inverno la città di Rost rimane sopra lo zero.

L’allevamento di salmoni

Il periodo scelto per visitare l’arcipelago implica un approccio al viaggio necessariamente diverso. L’inverno significa buio molto presto, neve, sci e aurore boreali. L’estate invece è sole di mezzanotte, escursioni ed eventualmente pure un bagno.

Ci sono montagne che arrivano anche a mille metri, alcune con vette innevate tutto l’anno, lunghe spiagge di sabbia bianca sulle quali si possono vedere dei surfisti e molti campeggi accoglienti: le Lofoten sono un po’ un mix tra le Alpi e i Caraibi.

Gli appassionati della natura ne hanno fatto uno dei loro luoghi preferiti. I norvegesi, il turismo qui ha un carattere molto locale, hanno addirittura una parola, friluftsliv, ripreso dal grande drammaturgo dell’ottocento Henrik Ibsen, per indicare l’amore per la vita all’aperto. Per loro è un modo di vivere e non riguarda solo la possibilità di divertirsi. La giornata di chi abita qui è organizzata in modo da poter andare nei boschi o sulle montagne. La regola vuole che chiunque abbia un terreno debba teoricamente lasciar passare gli escursionisti sulle sue proprietà, ma su questo punto la nostra esperienza è stata piuttosto diversa.

Stamsund, un affascinante villaggio di pescatori, è il punto di partenza di diverse escursioni sulle montagne dell’isola di Vestvågøya. Per arrivarci bisogna attraversare una torbiera, in cui sono state messe delle tavole per facilitare il passaggio di alcuni punti. Gradualmente il paesaggio rivela la sua bellezza. Da un lato ci sono il porto e i pescherecci, dall’altro il mare che si apre verso l’orizzonte.

A poca distanza da un isolotto sono ancorate alcune barche vicino a un allevamento di salmoni, le cui reti formano un grande cerchio sull’acqua. Il Vestfjord si mostra in tutto il suo splendore: il blu scuro dell’acqua, il verde scintillante della vegetazione, il nero e il grigio delle rocce. I rilievi sono ripidi, le scogliere scoscese. Le creste dei monti, a volte vertiginose, tracciano una linea da una vetta all’altra. Dai 544 metri del Kartstaven si può arrivare con un’escursione molto facile alla pianura di Leknes. Quando piove il fango può essere un problema. Arrampicandosi si passa vicino a cespugli di camemori o rovi artici, i cui frutti hanno un gusto aspro, e si possono vedere all’opera le piccole piante carnivore. Sopra la nostra testa volano gabbiani, beccacce di mare, pivieri e molti corvi.

Un’altra escursione passa attraverso i pascoli del monte Sørheia. Sul bordo di un lago si vede un rifugio. Due escursionisti norvegesi arrivati dal continente, con un perfetto accento inglese, hanno passato lì la notte. Per avere le chiavi di queste strutture basta iscriversi a un’associazione di escursionisti. Le capanne hanno una stufa, delle brande e una serie di prodotti di prima necessità. Sull’isola di Vestvågøya, a Lofotr, c’è un museo vichingo costruito intorno a un sito archeologico scoperto nel 1983. È ospitato nella più grande abitazione vichinga mai trovata fino a oggi.

Con un breve viaggio in autobus si attraversa un ponte e si arriva a Fredvang, un altro piccolo villaggio a nord dell’isola di Moskenesøya. Come Stamsund, si apre sul mare e ospita una fabbrica di pesce. Sui molti graticci dello stabilimento è appeso a essiccare il merluzzo per produrre lo stokkfisk, con cui si fa un piatto locale molto popolare. Alcune abitazioni, con dei giardini molto curati, sfoggiano un tetto verde coperto di erba e di piante.

È a Fredvang che parte una delle escursioni più famose dell’arcipelago, quella che porta alla spiaggia di Kvalvika, nota anche con il nome di “spiaggia della balena”, raggiungibile solo a piedi. Il suo nome deriva dalla scoperta delle vertebre di una balenottera, un pesce che di solito non si avventura molto fuori dei fiordi.

I due gemelli

Questa distesa di sabbia bianca bagnata dalle acque del mare di Norvegia è circondata da scogliere alte seicento metri. Si può piantare una tenda o dormire su una branda nella piccola casa tra due rocce, sistemata da una regista che qui ha passato alcuni mesi. Dalla spiaggia si può raggiungere il monte Ryten, ma la salita è abbastanza difficile. Per chi non vuole tentare l’avventura, il villaggio si raggiunge anche attraverso il colle di Skoren (204 metri).

Dalle finestre dell’ostello a Fredvang s’intravede il Volandstinden, due picchi rocciosi gemelli accessibili solo quando non soffia troppo vento. Per arrivarci bisogna passare lungo uno stretto sentiero talmente ripido da dover appoggiare le mani sulla parete. Da evitare per chi soffre di vertigini, anche se la salita in sé non presenta grandi difficoltà. Ma la vista dall’alto sulla baia di Ramberg e sull’isola di Flakstadøya è indimenticabile. Da qui si possono vedere le due arcate del bellissimo ponte che collega l’isola a quella vicina. Scendendo ci si può fermare a fare il bagno in un lago, sempre che il clima lo permetta. Questa volta, con un’acqua a 17-18 gradi e un sole caldo, c’è una combinazione rara e meravigliosa. ◆adr

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Questo articolo è uscito sul numero 1482 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati