Come ha ben detto il fumettista Matteo Bussola, Lektro è un classico da riscoprire. Dei classici ha l’andamento imprevedibile e una lingua ricercata che sa anche essere quotidiana e ricca all’inverosimile. Pagina dopo pagina, sia l’adulto sia il bambino entrano dentro l’anima di quest’uomo antichissimo, ma anche modernissimo, e guardano il mondo con i suoi occhi. Lektro è sempre pronto a sbalordire e sbalordirsi. Vede meraviglie dove molti altri non vedono nulla. Saranno i suoi occhiali a dargli questo potere? I suoi occhietti attenti? Non lo sappiamo. Ma quest’uomo in uniforme, apparentemente anonimo, diventa il nostro eroe. Commuove, fa ridere e fa pensare. E succede con ogni sua identità, ogni sua “versione”, quando fa lo spazzino, l’impiegato delle poste o l’aiutante capostazione. Certo, la vita è dura, a volte straziante, ma lui non smette mai di guardare la realtà da una prospettiva inedita. Anche se intorno ci sono miseria, siccità, fame. Lektro viene da un’altra epoca, le sue storie risalgono al 1963, molto è cambiato da allora. Ma in fondo al cuore siamo gli stessi: si piange, si ride, si salta nel 1963 come nel 2024. E naturalmente anche oggi siamo tutti un po’ Lektro con i suoi sogni a occhi aperti. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati