Per chi volesse saperne di più sull’ex Jugoslavia non c’è niente di più istruttivo di Alan Ford, un fumetto italiano ambientato a New York. Le avventure di un agente segreto amabile ma incompetente ottennero un enorme successo nella Jugoslavia degli anni settanta e ottanta, al punto che il Museo della Jugoslavia di Belgrado ha organizzato una mostra (Alan Ford Trči Počasni Krug , Alan Ford compie il giro d’onore, che si è chiusa a febbraio) per celebrare un personaggio che ha plasmato la cultura popolare e il gusto di generazioni di jugoslavi.

La sua ambientazione non ha alcun legame né con l’Italia né con l’ex Jugoslavia. Il protagonista, infatti, lavora per la Tnt, un’oscura agenzia di spionaggio che opera in un negozio di fiori di New York. Insieme a una strampalata banda di colleghi sprovveduti, l’impacciato Ford (assunto solo grazie a uno scambio di persona) affronta ogni avventura in modo goffo e inadeguato, ma alla fine riesce sempre a cavarsela.

In Italia Alan Ford ottenne un buon successo commerciale, ma per gli editori stranieri lo stile del fumetto, pieno di giochi di parole e umorismo tipicamente italiano, era scoraggiante. L’edizione danese fu sospesa dopo appena sei numeri, mentre le case editrici in lingua inglese non mostrarono mai alcun interesse. È anche per questo che il successo strepitoso ottenuto in Jugoslavia da Alan Ford ha sempre suscitato grande curiosità. Secondo alcuni era uno strumento ideale di satira in una società che mescolava idealismo internazionalista e disfunzionalità burocratica. Parte del merito della riuscita del fumetto fu senz’altro del suo geniale traduttore, l’editore di Zagabria Nenad Brixy. Non solo Brixy comprese l’umorismo sottile dell’originale, ma riuscì a trovare alternative “croate” per ogni gag intraducibile.

Peter O’Toole antieroe

Alan Ford è il parto della fantasia dell’autore ed editore italiano Max Bunker (pseudonimo di Luciano Secchi), che lanciò il primo numero nel 1969. I tratti estetici dei protagonisti, metà realistici e metà caricaturali, sono invece opera dell’artista Magnus (Roberto Raviola), collega di Bunker. Ford, con un volto ispirato a quello dell’attore irlandese Peter O’Toole, era l’anti­eroe per cui il lettore faceva il tifo, l’ingenuo imbranato in cui tutti potevano identificarsi. Altri componenti del cast erano più grotteschi. Il personaggio più emblematico era sicuramente l’inventore Grunf, auto-proclamato tuttologo inseparabile dai suoi occhiali da aviatore, una sorta di incarnazione dell’anti-talento.

Magnus abbandonò il progetto Alan Ford nel 1974. Il suo sostituto, Paolo Piffarerio, s’impegnò al massimo per mantenere lo stile visivo comico del fumetto, ma la chimica dei primi tempi non è più tornata, e oggi il canone di Alan Ford è costituito dai 75 numeri disegnati da Magnus.

Alan Ford e il gruppo T.N.T. - Max Bunker
Alan Ford e il gruppo T.N.T. (Max Bunker)

Molte delle battute pronunciate dai personaggi di Alan Ford, citate all’infinito dagli appassionati ed entrate nell’uso comune, hanno costituito un campionario di surreale saggezza popolare che faceva da contrappunto ai problemi della Jugoslavia degli anni ottanta, e lo fa ancora oggi nei diversi paesi che ne hanno preso il posto. “Meglio un codardo vivo che un eroe morto”, “vincere è sempre più importante che partecipare” e “non facciamo promesse e intendiamo rispettarle alla lettera” (lo slogan perfetto di un partito politico) sono solo alcuni dei fordismi ancora in circolazione.

“Nei disegni di Magnus c’era qualcosa di brutale e al contempo gentile”, spiega l’editore di Zagabria Ivan Sršen, che da bambino era appassionato di Alan Ford e da adulto ha pubblicato un’intervista a Max Bunker nel suo libro Halo Bing! scritto insieme ad Antonija Radić nel 2019. “La stessa dualità era presente nel socialismo jugoslavo, in cui l’idealismo e la fiducia in un futuro migliore contrastavano con una realtà grigia. Inoltre non dobbiamo dimenticare la capacità di Bunker di riassumere i lati peggiori del capitalismo in una serie di gag. Questo elemento sovversivo era necessario, non solo nella Jugoslavia federale ma in ogni altro paese del mondo. Serviva qualcosa di politico, provocatorio e divertente”.

Il fatto che l’umorismo di Bunker fosse capito dai lettori jugoslavi è certamente merito del traduttore. “Brixy riuscì a creare un linguaggio speciale”, spiega Sršen. “Tutti i personaggi parlavano con un misto di erudizione e gergo di strada, qualcosa di teatrale, bizzarro ed esilarante”.

Sapore di vita vera

L’esperto di comunicazioni serbo Lazar Džamić ha dedicato un libro al modo in cui i lettori jugoslavi furono conquistati da Alan Ford. Il titolo del saggio, Cvjećarnica u kući cveća (Il negozio di fiori nella casa dei fiori), fa riferimento all’immaginario negozio di Alan Ford e alla cosiddetta “casa dei fiori” di Belgrado, dove è sepolto il padre della Jugoslavia Josip Broz Tito. Secondo Džamić i cittadini della Jugoslavia comunista vedevano nelle assurdità dell’universo di Alan Ford “non tanto una direzione artistica, quanto uno stile di vita”. Džamić è arrivato a sostenere che offrisse una descrizione appropriata della società balcanica, a prescindere dall’ideologia politica: “Il nostro sistema sociale naturale non è né il socialismo né il capitalismo, ma il surrealismo”.

Da sapere
Una valanga di parole

◆ “Giovedì 3 settembre 2020 saranno pubblicati quasi seicento nuovi libri”, scrive Alex Clark su The Observer, “circa un terzo in più di quelli usciti nel Regno Unito l’anno scorso nello stesso momento. Una valanga di parole che nessun rivenditore o mezzo d’informazione poteva immaginare di accogliere”. È improbabile che libri attesi come quelli di Martin Amis, Robert Harris, David Attenborough, Elena Ferrante, Caitlin Moran e Nick Hornby si perdano nella marea. Ma lo spazio sugli scaffali delle librerie britanniche (anche di quelle gigantesche come Waterstones a Piccadilly) non è infinito e qualcuno ne soffrirà le conseguenze: “Non è stato il covid-19 a creare un’arena in cui gli scrittori che rapprensentano le minoranze, la classe operaia o chi convive con disabilità faticano a ottenere la giusta attenzione”, conclude Clark, “ma sarebbe un tradimento della missione stessa dell’editoria se quest’arena si rivelasse più angusta”. Anche in Francia la rentrée litteraire, la stagione delle nuove uscite, sarà particolare. Raphaëlle Leyris su Le Monde parla di pericoli e speranze: “Pericolo perché, dopo le perdite registrate in due mesi di confinamento (librerie chiuse, pubblicazioni sospese) e nel contesto di una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, un eventuale insuccesso sarebbe disastroso per le case editrici, indipendentemente dalla loro grandezza. Speranza perché dalla fine del lockdown i francesi sono tornati in libreria, e in quantità impressionante: tra l’11 maggio e il 19 luglio le vendite dei libri sono aumentate del 19,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019”. Entro la fine di ottobre usciranno altri 511 romanzi, alcuni dei quali, come quelli di Camille Laurens e Mathias Énard, erano previsti per la primavera. Tra i tanti autori ci sono Emmanuel Carrère, Jean Rolin, Jean-Philippe Toussaint, Lola Lafon, Philippe Claudel, Yasmina Khadra e Alain Mabanckou. E questi sono solo quelli in francese.


L’influenza di Alan Ford sullo sviluppo della cultura comica nella sfera jugoslava è enorme. “È stato uno dei fumetti più importanti che abbia letto da bambino”, ammette l’artista serbo Saša Ra­kezić, i cui fumetti bizzarri e autobiografici, scritti con lo pseudonimo di Aleksandar Zograf, sono diventati un classico della scena serba contemporanea.

Rakezić è cresciuto a Pančevo, un piccolo centro situato venti chilometri a nord­est di Belgrado. “Ricordo di aver comprato i primi numeri di Alan Ford pubblicati in Jugoslavia. Andava oltre ogni definizione. Nella cultura popolare gli agenti segreti erano descritti come affascinanti figure eroiche, ma in Alan Ford erano confusi, depressi e incapaci”.

Un altro appassionato (e collezionista ossessivo) di Alan Ford è Kornel Šeper, figura di spicco del Močvara, un locale alternativo di Zagabria. “A differenza di altri fumetti per bambini, il fascino di Alan Ford non è mai svanito. Aveva un sapore di vita vera, quasi una guida sul funzionamento della nostra società”.

Šeper mi ha mostrato i quaderni che da bambino aveva riempito di biografie illustrate e dettagliatissime dei personaggi principali di Alan Ford. Quando gli ho chiesto se qualcuno tra i suoi amici seguisse Alan Ford con la stessa devozione, è rimasto in silenzio per un attimo, prima di rispondere: “Non conosco nessuno che non ne fosse appassionato”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1413 di Internazionale, a pagina 81. Compra questo numero | Abbonati