Dopo aver raccolto prove per mesi, il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan ha chiesto un mandato d’arresto per i leader di Israele e di Hamas. Il 20 maggio Khan ha spiegato che ci sono “fondati motivi” per ritenere che il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant siano colpevoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella Striscia di Gaza dall’inizio del conflitto, in cui Israele ha ucciso più di 35mila palestinesi. Entrambi sono accusati di aver usato la fame come metodo di guerra, di aver “intenzionalmente diretto attacchi” contro i civili e di aver guidato lo “sterminio e l’uccisione” di palestinesi a Gaza. Khan ha anche accusato i leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohamed Diab Ibrahim al Masri (anche noto come Mohamed Deif) e Ismail Haniyeh di aver diretto i crimini contro le comunità israeliane commessi il 7 ottobre 2023, quando 1.170 persone sono state uccise e 250 sono state prese in ostaggio nel sud di Israele. Potrebbero essere incriminati di diversi crimini, tra cui “omicidio e sterminio”, “sequestro di ostaggi”, e di aver diretto torture e altri atti disumani.

Tenersi pronti

Ma il fatto forse più significativo è che le accuse di Khan prendono di mira Netanyahu e Gallant, perché è la prima volta che un procuratore della Cpi tenta d’incriminare i leader di un paese alleato degli Stati Uniti. Nei prossimi mesi i giudici della camera preliminare della Cpi esamineranno la richiesta. Alonso Gurmendi, studioso di diritto internazionale del King’s college di Londra, ha detto che in passato sono state respinte delle richieste di arresto, ma in casi rari. Secondo Gurmendi le accuse contro i leader di Israele e Hamas saranno accolte. Lo studioso ha spiegato che la camera preliminare dovrà stabilire se ci sono “fondati motivi” per ritenere che le persone in questione abbiano commesso un crimine che rientra nella giurisdizione della corte. Dal 2015 alla Cpi è stata riconosciuta la giurisdizione su tutti i crimini commessi nei territori palestinesi occupati. “Quello che succede a Gaza è palesemente un atto criminale. Non vedo discrepanze tra la condotta degli accusati e il mandato”, ha aggiunto Gurmendi.

C’è il timore che gli alleati di Israele tentino di fare pressioni sui giudici perché neghino i mandati d’arresto per i leader israeliani. Lo conferma Balkees Jarrah, direttore associato del programma di giustizia internazionale di Human rights watch: “I paesi della Cpi devono tenersi pronti a difendere l’indipendenza della corte, perché è probabile che le pressioni ostili aumenteranno quando i giudici esamineranno la richiesta”.

Hamas ha chiesto a Khan di annullare i mandati di cattura contro i suoi leader. In una dichiarazione il gruppo ha accusato il procuratore di aver messo sullo stesso piano “la vittima e il carnefice”. Anche i politici israeliani si sono opposti: “Respingo con disgusto l’accostamento fatto dal procuratore dell’Aja tra la democrazia di Israele e gli sterminatori di Hamas”, ha detto Netanyahu. Anche Benny Gantz, che fa parte del gabinetto di guerra israeliano, ha criticato Khan, e i ministri di estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir l’hanno accusato di antisemitismo. Gurmendi afferma che è un’accusa infondata: “Il procuratore ha chiesto un mandato sia contro Israele sia contro i leader di Hamas. Questo è molto importante perché scongiura l’accusa secondo cui Khan o la Cpi sarebbero antisemiti e vicini a Hamas”. Gli Stati Uniti si sono schierati con Israele respingendo le richieste del procuratore, mentre il Sudafrica, che sta portando avanti una causa per genocidio contro Israele alla Corte internazionale di giustizia (Cig), sostiene l’iniziativa.

Ogni mandato può avere conseguenze reali e simboliche per gli accusati, tra cui la possibilità di essere arrestati se vanno in paesi che hanno aderito alla Cpi. Tuttavia, i leader di Hamas e quelli di Israele saranno processati solo se si troveranno sotto la custodia della corte, e la Cpi non ha sotto la sua autorità una forza di polizia con il potere di arrestare qualcuno. Sinwar e Deif si nascondono a Gaza, mentre Haniyeh è in Qatar, un paese che non aderisce alla Cpi. In passato Israele ha già ignorato i provvedimenti della giustizia internazionale. Nel 2004 un parere consultivo della Corte internazionale di giustizia, che è un’istituzione delle Nazioni Unite, stabilì che il muro di separazione costruito da Israele era illegale. Vent’anni dopo Israele non ha preso nemmeno le misure provvisorie chieste dalla Cig a gennaio, che ordinavano di aumentare l’ingresso di aiuti umanitari per i civili di Gaza.

Indipendentemente da come Israele reagirà a un eventuale mandato d’arresto, Gallant e Netanyahu non potranno viaggiare molto al di fuori di Israele, ma potrebbero non avere problemi negli Stati Uniti, che non aderiscono allo statuto di Roma, il trattato fondativo della Cpi. Alcuni osservatori temono che i paesi aderenti alleati di Israele, come la Germania e il Regno Unito, potrebbero non arrestare Netanyahu o Gallant in caso di una loro visita, violando gli obblighi legati allo statuto di Roma.

“È un momento decisivo, una prova del fuoco definitiva per il progetto della giustizia penale internazionale”, ha concluso Gurmendi. “Fino a quale livello di ipocrisia sono disposti a sprofondare i paesi occidentali per rendere possibile quello che Israele sta facendo a Gaza? L’occidente deve scegliere. Vuole difendere la giustizia internazionale o è tutta solo una questione di realpolitik?”. ◆ fdl

Da sapere

17 maggio 2024 Israele compare davanti alla Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite per rispondere alle accuse del Sudafrica di aver condotto un “genocidio” nell’operazione militare nella Striscia di Gaza. ◆ Un primo carico di aiuti umanitari arriva a Gaza da un molo temporaneo che i soldati statunitensi hanno finito di mettere in sicurezza il giorno prima.

18 maggio Benny Gantz, che fa parte del gabinetto di guerra israeliano, minaccia di dimettersi se non sarà adottato rapidamente un “piano d’azione” per il dopoguerra a Gaza.

20 maggio L’esercito israeliano intensifica la sua operazione di terra nella Striscia di Gaza, soprattutto nella parte orientale di Rafah.

21 maggio Sette palestinesi sono uccisi in un’operazione dell’esercito israeliano a Jenin, in Cis­giordania.

22 maggio Spagna, Irlanda e Norvegia annunciano la decisione comune di riconoscere uno stato palestinese. Afp


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Questo articolo è uscito sul numero 1564 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati