Bei tempi, quelli del G7 in Puglia, alla metà del giugno 2024. La presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni si era presentata come una leader mondiale: nella foto di gruppo era tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente della repubblica francese Emmanuel Macron, poi c’erano il premier britannico Rishi Sunak, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro canadese Justin Trudeau. Sorridevano tutti.

L’ospite d’onore era il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj. Gli Stati Uniti lodavano Meloni per il “fermo sostegno dell’Italia all’Ucraina”. E lei si era potuta attribuire il merito di aver fatto quadrare il cerchio: la leader di un partito di estrema destra era stimata al livello mondiale.

Le piacerebbe anche essere ricevuta alla Casa Bianca. Solo che lì nessuno ha intenzione di servirsi della sua mediazione

A soli nove mesi da quel vertice quella foto appare ingiallita dal tempo, soprattutto perché dal 20 gennaio alla Casa Bianca non c’è più Joe Biden ma Donald Trump che ha completamente cambiato le carte della politica mondiale. Da quando nell’ottobre 2022 Meloni è diventata capo del governo si è data molto da fare per costruirsi una reputazione di affidabilità internazionale. Non solo l’Italia ha rispettato tutti i trattati europei, soprattutto in materia di politica fiscale, ma Meloni ha instaurato un buon rapporto con la presidente della Commissione europea von der Leyen, che ha più volte accompagnato in viaggio a Tunisi, al Cairo e a Lampedusa, avendo trovato nella Commissione un’alleata favorevole alla linea dura contro i migranti.

Il bacio in fronte

L’impegno di Meloni ha dato i suoi frutti. Al momento della nomina della nuova Commissione europea, nel novembre 2024, l’Italia è riuscita a imporre il suo candidato, Raffaele Fitto, di Fratelli d’Italia, come vicepresidente esecutivo.

Stesso discorso per le relazioni transatlantiche: in una foto scattata alla Casa Bianca, nel marzo 2024, Meloni sorride soddisfatta mentre il padrone di casa le stampa un bacio in fronte. La presidente del consiglio si era guadagnata la stima di Joe Biden soprattutto perché non aveva seguito il leader ungherese Viktor Orbán nel ruolo di bastian contrario nella Nato e nell’Unione europea, e aveva sostenuto l’Ucraina, oltre che le sanzioni contro la Russia e l’invio di armi a Kiev.

Oggi, però, tutto questo non conta. Secondo Trump, l’Ucraina è un paese governato da un uomo che non sopporta – tanto meno nei panni di ospite d’onore – e che ha scacciato dallo studio ovale; la Nato è un’organizzazione per la quale gli Stati Uniti non hanno più intenzione di pagare e l’Unione europea nient’altro che un club fondato solo per truffare Washing­ton. Insomma, la quadratura di quel cerchio, in cui Meloni si era dimostrata maestra, ha fatto il suo tempo. Anche se resta un’attività che padroneggia bene, visto che anche negli anni in cui cercava di trasformarsi da post-fascista a statista ha sempre dato un colpo al cerchio e uno alla botte, rimanendo fedele ai vecchi amori e alle vecchie amicizie. Nel 2019 e nel 2022, per esempio, era stata negli Stati Uniti alle conferenze del mondo conservatore dov’erano presenti i sostenitori di Trump. Nel 2023 e nel 2024, invece, ha inviato una delegazione del suo partito. Inoltre non ha mai messo in discussione la sua vicinanza ideologica a Trump: anche il 6 gennaio 2021, il giorno dell’assalto al congresso, ha evitato qualsiasi critica nei suoi confronti e ne ha lodato gli sforzi per porre fine alla violenza.

Già nel febbraio 2020, ospite del National prayer breakfast (un evento annuale che si tiene a Washington e a cui partecipano politici statunitensi e invitati di più di cento paesi) Meloni aveva definito Trump “un modello”, schierato, proprio come lei, con “Dio, patria, famiglia” nonché “a difesa dell’identità, dei confini e della famiglia americana”. Questa identità di vedute le è tornata utile quando Trump è stato rieletto. Il 5 gennaio 2025 è andata a Mar-a-Lago, in Florida, nella lussuosa residenza di Trump e lui l’ha definita una “donna fantastica”. Il 20 gennaio Meloni è stata l’unica leader europea a ricevere un invito a Washington per l’insediamento del nuovo presidente.

Meloni è in buoni rapporti anche con Elon Musk: nel giugno 2023 l’aveva ricevuto a Roma e all’epoca i due avevano parlato di intelligenza artificiale e calo del tasso di natalità. Nel dicembre del 2023 Musk era intervenuto ad Atreju, la convention organizzata dall’ala giovanile di Fratelli d’Italia, per minimizzare la questione del cambiamento climatico. È stato sempre lui a tenere il discorso in onore di Meloni, nel settembre 2024, quando a New York le è stato conferito il Global citizen award. In quell’occasione Musk non ha risparmiato complimenti dicendole che la “ammira” e la considera “autentica, onesta, vera”, “ancora più bella dentro che fuori”.

La scelta del silenzio

Insomma, anche negli anni della presidenza Biden, Meloni ha mantenuto ottimi rapporti con i trumpiani. Ma adesso cosa se ne fa? Ora che non si tratta più di lei o del suo ruolo nell’Unione europea, nella Nato o del suo rapporto con gli Stati Uniti? Ora che, invece, i problemi sono Trump, i suoi rapporti con l’Europa, il collasso della Nato e le profonde fratture che si sono aperte improvvisamente?

Una prima idea la si può avere osservando come Meloni ha reagito allo scontro nello studio ovale quando Trump e il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance hanno messo alla porta “l’ingrato” Zelenskyj. Mentre Von der Leyen, Macron, Scholz e Keir Starmer si sono profusi in dichiarazioni di solidarietà al presidente ucraino, Meloni, senza mai nominare Zelenskyj, ha insistito sulla necessità di una “pace giusta e duratura” e di un “rafforzamento della posizione dell’Ucraina”, aggiungendo che “ogni divisione dell’occidente ci rende tutti più deboli”. Nei giorni successivi allo scontro tra Trump e Zelenskyj, quando le è stato chiesto di prendere una posizione ha detto che richieste di questo tipo equivalgono a una “polemica fine a se stessa” sottolineando che la “tifoseria” non giova a nessuno.

Secondo lei, invece, sarebbe “urgente” un vertice tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Ma sulle due sponde dell’Atlantico nessuno parla di questo possibile vertice. A Meloni piacerebbe anche essere ricevuta alla Casa Bianca. Solo che lì nessuno ha intenzione di servirsi della sua mediazione. Non c’è nessun incontro in vista – o forse, a quanto trapela da fonti governative italiane, ci sarà verso “fine marzo”.

Meloni non tifa né per Trump né per Zelenskyj, un tempo tanto celebrato. Sembra aver fatto voto di silenzio. In queste settimane evita ogni dichiarazione o dice cose insignificanti, per esempio chiede di analizzare il mondo che cambia “a mente fredda, senza lasciarsi trasportare dalle emozioni, e con una riflessione strategica”. Pare che parli regolarmente al telefono con Trump e che lo abbia sentito anche all’indomani della sceneggiata nello studio ovale. Il contenuto di queste telefonate, al momento, è segreto.

Si dice invece che Meloni abbia apprezzato l’intervento del vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance alla conferenza sulla sicurezza a Monaco di Baviera e che non abbia capito perché mai in Europa si siano infuriati tutti. “Vance discuteva di questioni profonde: identità, democrazia, libertà di parola”, ha commentato la presidente del consiglio e, sulla stessa linea, si dice ben consapevole del fatto che “l’Europa è stata sacrificata sull’altare del wokismo, della burocrazia, del mercantilismo”.

D’altro canto continua a sostenere quel mondo che Trump sta abbattendo: tesse gli elogi degli ucraini, “popolo orgoglioso, che combatte per la libertà”, chiede la salvaguardia della Nato e vuole estendere anche all’Ucraina le “garanzie dell’articolo 5”, ossia l’impegno di assistenza da parte della Nato in caso di aggressione – dichiarando allo stesso tempo che non invierebbe mai forze di pace italiane in Ucraina senza un mandato delle Nazioni Unite. “Farò di tutto per tenere unito l’occidente”, ecco il suo motto. C’è la sua offerta, ma manca la domanda: finora né Macron, né Starmer, né Trump hanno mostrato interesse a servirsi della sua mediazione. Meloni si trova in una posizione scomoda, tra l’incudine e il martello. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 36. Compra questo numero | Abbonati